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09 May 2015

Due BMW K 1600 GTL special esagerate dal Giappone

Due realizzazioni estreme sulla base della luxury tourer a 6 cilindri: realizzate da due noti preparatori del Sol Levante (Kenji Nagai, della Ken’s Factory, e Keiji Kawakita, di Hot-Doc Custom-Cycles) esplorano nuove forme della customizzazione. Una è un'essenziale e stilosa digger, l’altra un trionfo dello steampunk look

Due bmw k 1600 gtl special esagerate dal giappone

Si parla spesso di BMW non solo tra le moto di serie, ma anche e sempre più di frequente quando l’argomento sono le special. Moltissime officine specializzate e preparatori in erba sono affaccendati intorno ai modelli di Monaco. La stessa BMW Motorrad si è accorta che c’è fermento nel mondo delle customizzazioni e, oltre alla ormai sovraesposta R nineT (nata apposta per essere elaborata: guardate qui), sta fornendo supporto a vari preparatori che amano sperimentare. Infatti, in mezzo ad una valanga di BMW boxer (sia due, sia quattro valvole) elaborate in molteplici maniere, dalla più rustica alla più raffinata, dalla scrambler alla café racer, si fanno notare anche preparatori che si cimentano con qualcosa di diverso. E la cosa ci piace molto. Lo scorso autunno, ad esempio, vi avevamo presentato la Nurb’s, avveniristica creazione del visionario preparatore belga Krugger su base BMW K 1600 GTL (qui la versione Exclusive), che è stata eletta come la più bella special 2014 nel campionato mondiale AMD riservato alle moto custom.

Ora la stessa base, la luxury touring bavarese, è interpretata da due grandi tuner giapponesi: Kenji Nagai, della Ken’s Factory (kens-factory.com), e Keiji Kawakita, di Hot-Doc Custom-Cycles (www.hot-dock.co.jp). È il progetto Ignite Straight Six, supportato direttamente da BMW Motorrad.

Prima di addentrarvi nei dettagli e di leggere le parole degli “artisti”, guardate la gallery e il video.

 

 

KENJI NAGAI: "LO STILE È RACCHIUSO NEI DETTAGLI"

La prima delle due special è un inno alla semplicità delle linee e alla ricercatezza dei particolari. Non a caso il motto della Ken’s Facory è “Detais Create Style”, ovvero: i dettagli creano lo stile o, come dico sempre, lo stile è racchiuso nei dettagli. Forse è per questo motivo che mi piace molto la moto di Kenji Nagai: bassa, lunga e pulita. L’alluminio satinato la fa da padrone: c’è la lamiera lavorata che funge da serbatoio e forma la sella e il cupolino, ma anche i blocchi lavorati dal pieno per realizzare i cerchi, l’alloggiamento del radiatore e la forcella.

Non avevo mai lavorato su una BMW prima d’ora -dice Kenji- e non ho lavorato come faccio di solito, ovvero buttandomi subito addosso alla moto: in questo caso ho speso molto tempo a studiare il complesso impianto elettrico e un progetto che armonizzasse le prestazioni del sei cilindri in linea con un design essenziale. Inizialmente avevo in mente di trasforamare la grossa tourer in una essenziale bobber, uno stile che amo molto, ma sarebbe stato ovvio e banale. Così ho virato verso una digger, in modo da mettere ancora più in evidenza il motore. Ho così tagliato la parte anteriore del telaio, abbandonando il sistema Duolever e realizzando ad hoc una forcella di tipo girder. La ciclistica abbandona le ruote da 17” in favore di altre da 23” davanti e 20” dietro. In un infinito processo di tentativi ed errori, ho dovuto lavorare più a lungo e duramente rispetto al solito: è stata una vera sfida! Ma quando ho avuto davanti agli occhi la moto terminata e completa, sono stato pervaso da un grande senso di appagamento. Lavorare su una moto per me del tutto nuova mi ha dato l’occasione di fare nuove scoperte, che intendo utilizzare anche sulle special che realizzerò in futuro. Customizzare è parte integrante della mia vita. Anche quando faccio la doccia, vado a spasso o prendo un drink in compagnia, la mia mente pensa sempre a nuove idee e componenti per delle special. Spesso registro degli appunti con dei memo sul telefono, ma poi me ne dimentico. Lo stesso è avvenuto con questo progetto: ho iniziato con delle idee, ma poi di nuove ne sono affiorate avanzando con i lavori. È stato molto stimolante”.

 

Keiji kawakita: "il lavoro del customizer non è mai finito"

Decisamente diverso lo stile di Keiji Kawakita, che è palesemente Steampunk. Per chi non lo sapesse (non lo conoscevo neppure io, prima che il collega Tarcisio Olgiati me ne rivelasse l’esistenza…) lo steampunk è improntato sulla tecnologia industriale a vapore: immaginate lo stile punk in epoca vittoriana… ecco. Proprio così. Ed è in voga in molti manga giapponesi.

Su una motocicletta, un equipaggiamento minimo genera un aspetto piacevole e una guida divertente -sostiene Keiji- ma secondo questo assunto, la K 1600 GTL si trova all’estremo opposto, con le sue forme opulenti e i tantissimi accessori. Infatti mi sono agitato un po’ quando ho tolto la carena e tutte le sovrastrutture. Ma ho iniziato a lavorare e quando l’avantreno ha cominciato a prendere forma, l’immagine che mi ero fatto della moto ha cominciato ad apparire. Un anno prima infatti, avevo visto una fotografia di un’auto convertibile con una ricca strumentazione che sembrava provenire da un vicino futuro e così ho pensato di realizzare una moto che ricreasse quell’atmosfera. Guardando il sistema Duolever, sono stato ispirato e ho capito che potevo realizzare quello che avevo in testa proprio con la K 1600 GTL. Il lavoro è stato più lungo del previsto e, a metà dell’opera, non avevo precisamente idea di quello che sarebbe uscito. E anche ora che ho terminato, non sono del tutto convinto che sia completo. In fondo il lavoro del customizer è proprio questo, no?”.

La ciclistica, telaio, sospensioni e ruote, sono quelli di serie: Keiji si è concentrato sulla realizzazione di nuove sovrastrutture, tutte in tubi e pannelli d’alluminio. Insignito nel 2008 del premio “World Biggest Built-Off” e coinvolto nell’R nineT Custom Project da BMW Motorrad Japan, Keiji ha appreso che l’interesse dei motociclisti anche più giovani nelle customizzazioni sta crescendo. “Poi, quando ho visto la Nurb’s di Krugger -continua- sono stato letteralmente rapito. La scena custom è un mondo di libertà. E lavorare sulla K 1600 GTL mi ha dato l’opportunità di dare libero sfogo alla fantasia. Ogni mattina mi alzavo presto con qualche nuova idea in testa e il progetto è stato divertente, benché faticoso. Davvero: non mi sentivo così da tanto tempo”.

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