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27 August 2010

Ducati in Superbike: la storia dal 1988 all’addio

Ducati lascia la Superbike: ecco la storia dal 1988 ad oggi, le moto ed i piloti che le hanno consentito di vincere 14 titoli mondiali

Ducati in superbike: la storia dal 1988 all’addio

Dopo l’annuncio dell’ingaggio di Valentino Rossi che dal prossimo anno correrà sulla Desmosedici (lasciando Yamaha), ecco la notizia che non avremmo voluto leggere: Ducati abbandona il Campionato World Superbike. L’azienda ha scelto di non partecipare più dal prossimo anno al Mondiale con un team ufficiale ma continuerà a dare supporto ai team privati che corrono con le bicilindriche di Borgo Panigale.

 

Il tutto ha inizio nel 1988 con la Ducati 851 guidata da Marco Lucchinelli, una “rossa” al debutto con un pilota italiano.  La 851 è la prima moto che è stata presentata (nel 1987) dopo l’acquisizione dell’azienda da parte di Cagiva (1985). Questa superbike rappresentò il debutto del motore bicilindrico ad “L” con distribuzione desmodromica raffreddato a liquido: l’inizio di una lunga serie. Nel 1990 venne pilotata da un altro pilota italiano che gli appassionati ricordano con affetto, Giancarlo Falappa, insieme a Raymond Roche che conquistò il primo titolo per Ducati.

 

L’anno successivo, il 1991, è il momento del debutto della 888 che riprende le linee dalla moto che l’ha preceduta, rispetto alla quale l’unica vera differenza era la cilindrata accresciuta. Anche la versione stradale acquista la denominazione “888” dal 1993 in poi.

 

Dopo Marco Lucchinelli, altri piloti hanno condotto le “rosse” di Borgo Panigale al traguardo: Pierfrancesco Chili, Troy Corser, Regis Laconi fino a Carl Fogarty che ha saputo infiammare i cuori dei ducatisti. In sella alla Ducati 916 e le moto successive ha conquistato quattro titoli mondiali. Nata grazie alla matita di Sergio Robbiano e dal genio di Massimo Tamburini, la Ducati 916 è stata progettata per rendere al meglio nell’uso in pista e, quindi, nelle competizioni come il Mondiale Superbike. Il motore era un bicilindrico a quattro valvole da 916cc con la classica distribuzione desmodromica, frizione a secco  ed alimentazione ad iniezione. 114 cavalli e ben 198 kg per la versione stradale. Ad essa, seguono le versioni 996 e 998.

 

Carl George Fogarty, “The King”, è stato il pilota più vincente in Superbike per titoli mondiali (1994, 1995, 1998, 1999) e gare vinte (59). Nel 2000, un incidente a Phillip Island chiude la carriera dell’inglese come pilota ma nel 2003 rientra come team manager con un suo team, il Foggy Racing, con piloti come Troy Corser e Garry McCoy ma nel 2006 conclude anche questa esperienza che non portò molti successi.

 

Sceso King Carl dalla sella della Ducati, il team si prepara a fare spazio ad un altro che ha lasciato il segno, sia per la casa bolognese che per tutta la Superbike: Troy Bayliss. E’ l’anno 2000, l’anno dell’incidente di Fogarty; Bayliss viene chiamato per sostituire l’inglese ma la prima gara a Sugo in Giappone risulta un disastro. Troy cade alla prima curva sia in Gara 1 che in Gara 2, motivo per cui viene rimandato nel Campionato Superbike statunitense e al suo posto Luca Cadalora. Un paio di prestazioni opache per l’italiano, quindi la squadra decide di richiamare Bayliss che conclude la stagione con 9 podi e 2 vittorie. Nel 2001 è campione del mondo con 15 podi. I titoli successivi li guadagna nel 2006 e nel 2008 ma nel 2003, 2004 e 2005 si presenta in MotoGP seppur senza grandi fortune. Quindi il ritorno in Superbike e la vittoria con la Ducati 999. L’ultima nata conquistò fra il 2003 e il 2007 tre mondiali piloti altrettanti titoli “costruttori”. Adottava il motore “Testastretta” già visto sulla 998 ma la linea firmata da Pierre Terblanche non ha mai convinto fino in fondo gli appassionati ducatisti. La genesi di questa moto è stata espressamente la pista tanto che nacque dalla 999R sviluppata dai piloti Superbike e da questa venne derivata la versione stradale. Infatti, con Neil Hodgson e Ruben Xaus, la Ducati 999 monopolizza il Mondiale. Dal 2008, poi, il testimone è stato raccolto dalla Ducati 1098.

 

Sulla Ducati 1098 ritorna il forcellone monobraccio, grande assente nella 999, e il motore è il Testastretta Evoluzione che porta sulla versione stradale 160 cavalli. A portarla in pista, Troy Bayliss e Michel Fabrizio. Con il 2008, si conclude la carriera di Troy Bayliss che continuerà ad orbitare nel mondo Ducati ma appenderà definitivamente (almeno per ora) la tuta al chiodo.

 

Nel 2009 arriva per Ducati un altro titolo “Costruttori” ma ad aggiudicarsi quello “Piloti” è Ben Spies su Yamaha che stravince, nonostante alcuni buoni successi di Michel Fabrizio e Noriyuki Haga.

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