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Dopo l’incidente a Schumi la tua idea sul casco è cambiata?

La poderosa portata mediatica del grave infortunio di Schumacher ha prodotto commozione, ma anche riflessioni sul tema sicurezza. A partire dal casco. Perché a 20 km/h - la presunta velocità al momento della caduta- un casco non riesce a escludere lesioni così gravi e profonde?

Dopo l’incidente a schumi la tua idea sul casco è cambiata?

Michael Schumacher è stato uno straordinario campione delle auto e un ottimo motociclista (qui la gallery che riassume la sua carriera e la sua vita dentro e fuori le piste). Difficilmente tornerà ad esserlo dopo il terribile incidente che il 29 dicembre 2013 l’ha visto protagonista in un fuoripista nella località sciistica di Méribel, in Savoia (qui un’intervista dei nostri colleghi di Automobilismo in cui si parla impietosamente chiaro). La famiglia, gli inquirenti francesi, la manager Sabine Kehm e i dottori dell’ospedale in cui è ricoverato a Grenoble lasciano filtrare col contagocce informazioni sul suo stato di salute e sulla dinamica della caduta. Sappiamo con ragionevole certezza che Michael si è spinto in una zona di neve fresca per nulla impervia dove è caduto a bassa andatura sbattendo la testa contro una roccia.

 

E il casco? Già, il casco. Michael lo indossava, questa è la sola certezza, ma conoscendo il pilota e il professionista si suppone anche che si trattasse di un modello top di gamma, perfettamente allacciato e della giusta taglia. Ma allora come è possibile a una velocità di poche decine di km/h procurarsi lesioni così gravi? Hanno ragione quei Professori che sostengono che in fin dei conti il casco contro certi urti non può nulla? Anche se parliamo “soltanto” di un casco da sci, chiunque ami e usi la moto non può non essersi fatto questa domanda di fronte alla tragedia di Schumacher, riportata alla mente proprio in questi ultimi giorni dal grave incidente di Thomas Morgenstern, campione olimpico di salto caduto violentemente con gli sci (vedi video in fondo all’articolo) durante un allenamento a Kulm. Lo sciatore austriaco si è avvitato su se stesso in aria a circa 100 km/h a un’altezza equivalente al terzo piano di una casa, eppure non è in pericolo di vita: il casco negli sport estremi sa dunque essere miracoloso? Oppure è stata solo fortuna?

 

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La caduta di Thomas Morgenstern

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