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Gare d'epoca: velocità sì, sicurezza no

Le corse di moto sono la massima espressione della velocità, con i piloti che sfrecciano direttamente a contatto con l’aria. Per molto tempo si è dato più peso all'idea romantica del dinamismo che alla sicurezza: nelle gare d'epoca la protezione non era proprio il primo pensiero... 

protezione del tutto trascurata

Crediamo di non sbagliare affermando che nessun altro veicolo renda così tanto e bene l’idea della velocità come una moto in corsa col suo pilota in assetto di gara. Forse perché nell’auto, nell’aereo, che pure viaggiamo a velocità anche superiori, l’uomo è nascosto, protetto dall’impatto con il fluido elemento, e perciò non soggetto a quelle forze prementi e deformanti che molti di noi hanno provato almeno una volta (si spera in pista), superando i fatidici 200 km/h. E soprattutto quando privo della carenatura, il connubio moto-pilota, soprattutto se sussista il giusto rapporto tra dimensioni della macchina e umana corporatura, diventa immagine senza tempo, simbolo stesso della dinamicità. La foto che vedete, scattata nel 1958 al circuito di Viareggio durante la gara delle 175 per il campionato Juniores, illustra efficacemente quanto forse non siamo riusciti a chiarire del tutto con le parole. La tuta di pelle, poco più di un velo, aderisce al corpo del pilota, senz’altro con l’unico scopo di migliorare la penetrazione aerodinamica, mentre la protezione contro cadute o strisciate è del tutto trascurata. In uscita di curva, le moto sono in piena accelerazione, con la mano dei piloti sulla frizione, pronti ad azionarla per l’innesto della marcia più alta. Immaginiamo il rombo che esce dagli scarichi liberi, e che i “portoghesi”, aggrappati ed affacciati alla ribalta in legno sullo sfondo, stanno senz’altro gustandosi. Come si diceva, la sicurezza dei piloti è pressoché nulla: a parte la tuta senza protezioni, cosa potrebbero fare in caso di violento impatto le misere balle di fieno appoggiate al mortale stipite della casa che fa da elemento esterno alla curva? Ma allora non ci si badava, faceva parte del gioco, tanto che solo molti anni più tardi, e non senza opposizioni e difficoltà, si riuscì ad inserire quegli elementi oggi irrinunciabili di sicurezza. 

I protagonisti

Per la storia, i due piloti in singolar tenzone son Ernesto Brambilla su MV bialbero (31) e Franco Franceschini su Morini Rebello (33), secondo e quarto classificatisi dietro il vincitore Zubani (foto a destra), anche lui su Morini Rebello

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