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Shoei falso cinese? Non omologato, pericoloso e inquinante!

Abbiamo comprato online un “falso” casco Shoei (cinese, 86 euro!) per confrontarlo con l'originale Shoei GT-Air (600 euro) con prove strumentali, crash test, analisi chimica dei materiali. Ecco cosa si rischia per la salute e il portafogli se si compra il falso (non omologato, pericoloso e inquinante)
1/18 A sinistra il casco Shoei GT-Air originale. Sulla destra, il casco cinese contraffatto. Li abbiamo confrontati e i 511 euro di differenza di prezzo (600 euro lo Shoei, 89 il cinese...) si vedono tutti (e si sentono durante le prove a cui abbiamo sottoposto i caschi)

Ci piace toccare con mano

La dottoressa Letizia Bregola, responsabile del laboratorio ecologico di CentroCot di Busto Arsizio (VA), esamina i caschi e decide a quali analisi sottoporre le fodere.
Lo avevamo anticipato in un precedente servizio sui prodotti contraffatti e l’abbiamo fatto: abbiamo comprato online un casco integrale Shoei a meno di 90 euro, sul sito di e-commerce AliExpress, controllato dal colosso cinese AliBaba. Il tema della contraffazione ci sta parecchio a cuore e, con questo acquisto, abbiamo voluto anche ribattere ad alcuni commenti sui nostri social, quando siamo usciti con l’articolo cui si fa cenno all’inizio del testo: c’era chi sosteneva che gli Shoei a 89 euro non siano “falsi”, ma originali prodotti in Cina e venduti sul mercato locale. A parte il fatto che Shoei produce solo in Giappone, a noi piace verificare e toccare con mano, cosa che abbiamo fatto sottoponendo lo Shoei “low cost” e quello “vero” ai test europei di omologazione per caschi e facendo analizzare la fodera da un laboratorio specializzato (cliccate qui per le foto del test).

Si risparmia, ma manca l'omologazione e si rischiano pesanti sanzioni

Notale la leggera differenza di packaging... Quale sarà lo Shoei originale?
Tra lo Shoei GT-Air originale (600 euro il suo prezzo) e la sua copia cinese, prezzo a parte, le differenze si vedono fin dal momento in cui i caschi arrivano in redazione: c’è poco da commentare, guardate le foto… Apriamo gli imballagi e, sorpresa, il casco cinese non è omologato! Usandolo si rischia la multa per mancato utilizzo del casco, visto che senza omologazione è come se… non fosse un casco. Peccato che il sito riporti la dicitura Ece-R22/05, il Regolamento europeo per l’omologazione dei caschi. Pro memoria: la sanzione per acquisto di un prodotto contraffatto può arrivare a 7.000 euro. Il venditore rischia fino a 8 anni di reclusione (ricettazione) e 35.000 euro di sanzione (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi). L’articolo 112 del Codice del Consumo, infine, prevede la reclusione fino a un anno e l’ammenda fino a 50.000 euro per chi immette sul mercato prodotti pericolosi. E qui le casistiche ci sono tutte.

Il “falso” pesa, perde pezzi e non passa le prove

o Shoei GT-Air originale (a sinistra) e quello cinese falso, entrambi pronti per affrontare i crash test che abbiamo eseguito presso la Newton di Mazzo di Rho (MI)
Passiamo alle prove, partendo da quella della bilancia: il casco cinese pesa ben 270 g in più (un incremento di quasi il 20%) rispetto a quello giapponese. Sono quasi 3 etti in più che pesano sul vostro collo e generano inerzia in caso di impatto.
Per i crash test: ci siamo rivolti alla Newton, azienda di Mazzo di Rho (MI) specializzata nelle omologazioni di caschi ed elmetti. I tecnici hanno svolto sul nostro “finto” Shoei e su uno originale e omolgato le sette prove previste dalla Ece 22/05 (6 d’impatto e quella di strappo del cinturino). Il pesantissimo casco cinese ha fallito quattro prove su sette, quindi non ha passato il test,a differenza dello Shoei originale. Oltretutto, alla prima caduta dalla torre di simulazione, il casco cinese ha perso visiera e prese d'aria, lo Shoei “vero” no: la qualità si vede anche da questo. Se non vi basta per evitare un acquisto a dir poco incauto, su Motociclismo di giugno ci sono tutti i numeri e il dettaglio delle prove fallite dal “tarocco”.

Piombo e altri inquinanti

Lo Shoei GT-Air originale (a sinistra) e quello cinese falso, entrambi sottoposti a prelievo di tessuti per gli esami chimici che abbiamo fatto eseguire al Centro Tessile e Cotoniero di Busto Arsizio (VA)
Prima di distruggere i caschi con i crash test, avevamo fatto prelevare dei campioni delle fodere dal CentroCot, ente di Busto Arsizio (VA) che svolge analisi sui tessuti (certifica le tute di Formula 1 per la Fia) e abbiamo fatto eseguire dei test, anche su cinturino e fibbia.
Il falso Shoei, sebbene non fuorilegge, è inquinante: contiene infatti Alchilfenoli etossilati in misura di oltre 200 volte superiore allo Shoei "vero". Si tratta di sostanze presenti nei detergenti non biodegradabili e che si accumulano negli organismi lungo la catena alimentare, fino all’uomo. L’Unione europea dal 2021 renderà più restrittivi i limiti, ma le aziende sensibili all’ambiente hanno già sostituito gli Alchilfenoli etossilati con prodotti biodegradabili (come Shoei). Inoltre, la parte plastica della fibbia contiene piombo (sotto i limiti europei ma in misura di ben 30 volte superiore a Shoei), che possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici con effetti irreversibili inclusi i danni al sistema nervoso.
Anche qui, per tutti i numeri e i dettagli delle prove, i limiti di legge e il confronto (impietoso…) tra i risultati delle prove fatte sul casco cinese a confronto con lo Shoei originale, rimandiamo a Motociclismo di giugno.

"Col falso si rischia di imbattersi in sostanze nocive: ecco cosa si rischia"

Marco Colli, Responsabile delle prove, ispezioni e certificazioni DPI del Centro Tessile e Cotoniero di Busto Arsizio (VA)
Intervista a Marco Colli - responsabile prove, ispezioni, certificazioni DPI del Centro tessile e cotoniero di Busto Arsizio (VA), istituto di analisi e certificazioni di primario livello nel campo chimico-tessile e non solo

Voi avrete esperienza sui tessuti provenienti dall’estremo oriente. A cosa bisogna maggiormente prestare attenzione?
L’attenzione alla sicurezza chimica sul prodotto tessile è sempre più in crescita. L’uso di coloranti azoici può rilasciare sostanze cancerogene, coloranti allergenici posso originare dermatiti, i metalli pesanti causano danni al sistema nervoso centrale ed al fegato. Gli alchilfenoili etossilati di detergenti e tinture possono raggiunge l’uomo attraverso la catena alimentare.

Quanto si sta diffondendo la contraffazione nell’abbigliamento da motociclisti e in generale?
In generale le Marche vivono da tempo la problematica del “falso”. E col falso manca la garanzia dell’assenza di sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente che, invece, sta diventando un obiettivo dei produttori per garantire la sostenibilità.

Nell’abbigliamento per motociclisti è possibile combinare comfort e sicurezza?
Il comfort è già da solo un fattore di sicurezza poiché in sua assenza l’utilizzatore tenderà a non indossare il dispositivo. Vero è che si basa su un sottile equilibrio tra caratteristiche di protezione e comodità d'uso, più aumenta il livello protettivo più l’equilibrio è difficile. Non esiste ancora un indumento che offre il massimo della protezione con il massimo comfort in tutte le situazioni di rischio, questa è la sfida del futuro.

Per sapere come cambieranno nel prossimo futuro le normative di omologazione per l’abbigliamento per motociclisti, leggete il resto dell’intervista su Motociclismo di giugno.

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