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Paura della pioggia?

Completi antipioggia, tute antiacqua da moto: Alpinestars, BMW, Dainese, Ducati-REV'IT!, GIVI, Hevik, Ixon, IXS, Macna e Spidi. Prova comparativa 2016, pregi e difetti dei migliori 10 "spezzati". Test abbigliamento protettivo con i capi analizzati e sottoposti a una "prova strumentale" di tenuta all'acqua. Schede tecniche complete con caratteristiche e prezzi

Cosa è meglio fare se la pioggia ci sorprende durante un viaggio in moto?

Siamo in moto, il tempo non promette nulla di buono. Inizia a scendere qualche goccia di pioggia. Ci fermiamo a mettere l’antipioggia o aspettiamo che smetta? Da anni i completi da turismo, anche economici (ma anche alcune giacche da moto da città), hanno uno strato impermeabile interno, rimovibile o fisso. Possiamo fidarci solo di quello, per rimanere asciutti? Di base sì, ma…: lo strato esterno si inzuppa (e gli oggetti nelle tasche non impermeabili si bagnano), diventa pesante e trasmette molto freddo, sembra di essere a contatto con un indumento fradicio. Se lo strato impermeabile sottostante è fatto a regola d’arte (purtroppo non sempre), terrà lontana l’umidità esterna, ma punti cruciali come polsi e collo resteranno più esposti. È molto più saggio fermarsi ed indossare un antipioggia esterno, che farà scivolare l’acqua lontano dai nostri indumenti. 

Maxi comparativa abbigliamento antipioggia

Ma funziona l’antipioggia esterno? Per capirlo abbiamo dato vita ad una maxi prova comparativa tra 15 completi top di gamma, testati strumentalmente, alla maniera di Motociclismo. In questo articolo presentiamo la prova, spieghiamo la filosofia molto “pratica” che l’ha ispirata e diamo qualche consiglio generale sulla scelta di un capo così importante. Seguiranno articoli singoli riguardanti i risultati fatti registrare dai migliori 10 prodotti (Alpinestars, BMW, Dainese, Ducati-REV’IT!, GIVI, Hevik, Ixon, IXS, Macna e Spidi). Per sapere tutto dei restanti protagonisti della prova, non vi resta che richiedere (scrivendo a assistenza.clienti@edisport.it) l’arretrato di Motociclismo di novembre 2016. 

Spezzate e ben visibili

Le tute antipioggia provate sono tutte in due pezzi giacca-pantalone (più comodi da indossare e togliere rispetto alla tuta intera) e, dove possibile, in colorazione fluo: è proprio quando piove che serve essere più visibili. Ci sono normative che certificano se un capo sia davvero ad alta visibilità ma, in generale, è importante essere ben visibili nella parte alta del corpo: il massimo sarebbe usare anche un casco giallo fluo. E se un completo ha il pantalone completamente nero? Niente di grave, ma nel nostro test, alla voce Visibilità, lo abbiamo valutato mezzo punto in meno (più avanti i dettagli sui criteri di valutazione e il protocollo di prova). 

La coperta corta

Nel momento di indossare il nostro antiacqua si nota la differenza tra chi ha studiato passaggi larghi e comodi per gli stivali, chi ha usato materiali che non si appiccicano nel momento di essere indossati e regolazioni per tenere il completo aderente senza farlo svolazzare al vento (i classici tiranti in velcro o la coulisse, ciè il cordino o filo elastico sul fondo giacca). Nel momento dell’acquisto, la tuta antipioggia va necessariamente provata con indosso il nostro abbigliamento da moto. Sul fattore vestibilità, ci sono due filosofie costruttive ben diverse: fodera interna Sì o No. La fodera viene usata per creare uno strato d’aria tra i vestiti e l’antipioggia esterno, e per evitare che quest’ultimo resti appiccicato. Di contro, può dare fastidio nel momento di indossare l’antipioggia (si incastra nei velcri, negli stivali, nelle mani) e appesantisce il capo. 

punti critici da controllare prima degli altri (e diverse scuole di pensiero)

Collo: alcuni si accontentano di quello, più o meno alto, dell’antipioggia, regolato ben stretto (se possibile). In alternativa, si può usare una goletta impermeabile da far scendere sopra il colletto, per far scolare all’esterno l’acqua che scende dal casco.
Polsi: i guanti possono essere tenuti sopra o sotto la tuta. Se la moto ha il manubrio basso, verrebbe da tenere il guanto sotto l’antipioggia, per far scolare all’esterno l’acqua che scende dalle braccia. Chi guida la moto col manubrio alto può pensare di tenere il guanto esterno, se nella guida il gomito è più in basso della mano. In ogni caso, non c’è una soluzione sicura al 100%: prima o poi l’acqua riesce ad entrare dai polsi, perché non siamo sempre nella stessa posizione.
Inguine: è un altro punto molto delicato, perché saremo seduti sulla pozza d’acqua che si forma sulla sella. Anche in questo caso non ci sono rimedi, dobbiamo fidarci delle cuciture nastrate.

Esistono anche copristivali e copriguanti impermeabili, ma non ci convincono: sono scivolosi e tolgono sensibilità alla guida, molto meglio guanti e stivali dotati di membrana waterproof.

Materiali e traspirabilità

Una volta arrivati a destinazione, ci si può ritrovare con la tuta antipioggia bagnata anche all’interno. Ha forse ceduto? Ci sono punti danneggiati? In realtà, molto spesso è solo la condensa prodotta dal corpo. Difficilmente l’antipioggia è traspirante, caratteristica che può fare molta differenza (ma nella nostra prova non ne abbiamo tenuto conto) e un “lusso” che alcune delle aziende coinvolte nella comparativa si sono concesse. In questo senso, a prova avvenuta, ci sentiamo di poter classificare i completi antiacqua in tre categorie:
  • "Vecchia scuola": materiali pesanti e per niente traspiranti, molto plasticosi
  • "Light": nuova genìa di capi leggeri ed estremamente compattabili, che danno la sensazione di respirare un minimo
  • "Tecnologici": materiali innovativi, soffici al tatto e traspiranti, che potremmo usare in tante occasioni, non per forza legate alle moto

Far asciugare prima di usare

E se smettesse di piovere, cosa ce ne facciamo della nostra tuta antiacqua? Se la rimettiamo dentro le borse, insieme ad altra roba, è importante avere le sacche contenitrici in materiale antiacqua (aspetto che abbiamo commentato nelle nostre schede), in modo che sgoccioli il meno possibile. Ma si può anche fissare esternamente con cinghie elastiche, in modo da farla asciugare al vento. In ogni caso, bisogna sempre far asciugare l’antipioggia in modo perfetto, prima di metterlo via. Ricordate che le cuciture termonastrate sono punti delicati, invecchiano: ripiegate tutto con cura; la cosa migliore sarebbe tenere gli antipioggia appesi nell’armadio aperti e richiuderli nelle confezioni solo prima di (ri)partire. Alcuni completi non hanno nessuna custodia: in questo caso, per il nostro test li abbiamo piegati e misurati sulla falsariga degli altri modelli, ma non si possono considerare misure “assolute”.

LA NOSTRA PROVA

Di seguito illustriamo i criteri di valutazione per i capi provati, elencando e argomentando le voci e la metodologia. Infine spieghiamo come leggere la scheda finale riferita all’antipioggia valutato e come si è arrivati al voto.
 
Sei voci per impermeabilità, comfort ed ergonomia
  • Tenuta all'acqua - Per verificare l'impermeabilità dei completi abbiamo sottoposto le tute a mezz'ora di esposizione ai getti d'acqua di una cabina PH – 7 BIKE (vedi presentazione più in basso). In totale sono stati spruzzati su pilota e moto 2.600 litri di acqua
  • Regolazioni - Requisito fondamentale per giudicare un antipioggia è il sistema di regolazioni presenti, che solitamente avviene tramite velcro, coulisse, bottoni e permette di registrare l'ampiezza dei volumi di collo, polsi, avambracci, vita, caviglia.
  • Trasportabilità - Abbiamo valutato anche ingombri e peso degli antipioggia, parametri che consentono di dare un giudizio sulla facilità di trasporto del prodotto.
  • Visibilità - Esiste una certificazione che la regola: è la  EN471 (standard europeo per capacità di riflessione della luce). Dei completi provati solo due ne seguono la normativa. Nel giudizio siamo stati abbastanza elastici e abbiamo valutato la somma di presenza di tessuto fluo e inserti reflex.
  • Vestibilità - È la proprietà di un capo di abbigliamento di vestire adeguatamente una persona, l'agio che proviamo nell'averlo addosso (non deve ostacolare i nostri movimenti, quasi non si deve sentire).
  • Indossabilità - Abbiamo voluto distinguere la vestibilità dalla "indossabilità", ovvero la capacità di un capo di scorrere sull'abbigliamento sottostante, proprietà che negli antipioggia può fare la differenza.
 
Una piccola precisazione su due sigle che troverete spesso
  • TPU: indica la presenza di poliuretano nel capo, materiale plastico alternativo al Nylon, messo in commercio per la prima volta da Du Pont (1956). Può essere utilizzato con costruzione a 2 strati, ovvero con nylon esterno, migliore d'aspetto e al tatto rispetto al PVC. Costa di più rispetto a quest'ultimo ma, alle basse temperature, è più morbido, inoltre è più facile ottenerne colori particolari.
  • EN 343: regolamenta la protezione dal maltempo (pioggia, nebbia, neve e umidità) e tiene conto di due parametri: la resistenza alla penetrazione dell'acqua e la resistenza alla evaporazione (traspirazione).

SOTTO IL VESTITO...

Per rilevare il passaggio dell'acqua attraverso i completi antipioggia abbiamo fatto indossare al nostro tester completi antipioggia 4 Seasons della SIX2 (uno per ogni prova di completo antipioggia), che hanno funzionato da cartina al tornasole macchiandosi in caso di contatto con umidità infiltrata. La sua particolarità è l'utilizzo della fibra di carbonio che, oltre ad essere resistente e leggerissima, ha una grande capacità di isolamento termico e presenta delle microcavità che permettono al sudore di essere incanalato all’esterno
 
I punti critici
  • Polsi - Il sistema polso-guanto non è ermetico ed è sempre esposto a cedimenti. Questi ultimi sono difficili da evitare, considerando che i guanti, per varie ragioni, vengono spesso sfilati e poi rimessi in posizione.
  • Seduta - La pozza che si crea sulla sella nella zona della nostra seduta mette a dura prova il pantalone antipioggia, specie dopo lunga esposizione all'acqua: il peso del nostro corpo fa sì che le cuciture del cavallo e il tessuto cedano sotto pressione.
  • Collo - È una delle zone più facilmente cedono alle infiltrazioni d'acqua. Solitamente la giacca in questo punto presenta una regolazione in velcro o, più scomoda, tramite bottone automatico.
  • Pancia - Sfatiamo il luogo comune che cerniera e patella frontali siano le parti più esposte all'acqua facendola penetrare sulla pancia: le nostre tute in questo punto hanno retto.
  • Ginocchio - In questo punto il tessuto viene "tirato" per cui qui è più difficile fare barriera contro la pioggia: le trame del materiale si allargano facendo entrare l'acqua.

Scheda tecnica, pagella e voti

  • Nella scheda tecnica di presentazione di ciascun prodotto il dato relativo al PESO si riferisce al completo senza sacca
  • Le misure degli INGOMBRI si riferiscono al packaging (espresse in litri). Qualora mancasse la confezione che contiene la tuta, l'abbiamo riferito al capo ripiegato tre volte.
  • Per dare un voto alla VISIBILITÀ abbiamo considerato l'estensione delle parti fluo e reflex, dando un mezzo punto in più ai capi certificati secondo la normativa EN471.
  • I voti finali risultano dalla somma di quelli dati a ciascuna voce nella pagella di ciascun prodotto (voti da 1 a 5, compresi i mezzi voti). Alla tenuta all'acqua abbiamo attribuito un valore cinque volte superiore (voto moltiplicato per 5) a quello delle altre voci perché l'impermeabilità, a nostro giudizio, è determinante per il 50% nella valutazione di una tuta antiacqua.

PILOTA E MOTO IN "LAVAGGIO"

Abbiamo effettuato il nostro test sugli antipioggia in una cabina PH – 7 BIKE, primo sistema di lavaggio brevettato a bassa pressione, completamente autonomo per cicli e motocicli, per il quale è richiesto solo un collegamento all’acqua di rete, un punto di scarico e una alimentazione elettrica. Il serbatoio dell'acqua ha una capacità di 640 litri, che viene continuamente filtrata e riutilizzata per i lavaggi seguenti. Questo riduce drasticamente gli sprechi e l’inquinamento ambientale. Un PLC controlla tutte le fasi del lavaggio che comprendono: prelavaggio manuale, detergente, risciacquo, ceratura e finitura con acqua osmotizzata e asciugatura. Il PH-7 Bike è prodotto interamente in Italia dalla Società Vema S.r.l. con sede in Seregno, www.vemaimpianti.it, che si occupa anche della distribuzione dello stesso fuori dai confini nazionali. La società Omnia (Milano, tel. +39 02.365 806 06), è invece l’unico distributore autorizzato ad operare sul territorio italiano. Ad oggi sono stati installati circa 30 PH-7 BIKE nel mondo: Colombia, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Italia, Norvegia. 

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