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Comparativa maxienduro, finalmente c'è equilibrio

Mario Ciaccia era scettico: un giro sulla carta stupendo rischiava di venire sprecato con delle gomme da strada. Ma ci stiamo divertendo lo stesso e, sopratttutto, la BMW non sta dominando come un anno fa. Merito della varietà dei percorsi

Comparativa maxienduro, finalmente c'è equilibrio

Mamma mia, quanto mi piace questa comparativa maxienduro. Quella dell'anno scorso, in Grecia, al di là dei paesaggi bellissimi, col fatto che facevamo base sempre nello stesso posto ci aveva offerto percorsi sempre dello stesso tipo, dove la BMW R 1200 GS spiccava su tutte le altre. Che due palle. Quest'anno, invece, stiamo facendo un vero viaggio, con la partenza in moto direttamente da Milano, l'imbarco sulla nave e lo straclassico giro della Tunisia, toccando i soliti posti dei giri di enduro soft: Matmata, Ksar Ghilane, Douz, il Chott el Djerid, Tozeur, Tamerza... Un giro tanto classico quanto entusiasmante, dove ogni moto sta dicendo la sua (di seguito i link ai nostri articoli pubblicati finora e alle rispettive gallery).

 

 

NO TASSELLI

Quando mi hanno detto che saremmo andati senza tasselli, sono caduto in depressione. Mi sembrava di essere parte di una massa di deficienti. Però la cosa aveva senso: la immensa maggioranza di chi compra 'ste vaccone da 1.200 cc le gomma con pneumatici stradali e anela a fare giri di questo tipo. Solo che non mi ci vedevo ad arrivare a Ksar Ghilane (su asfalto) e poi tentare di andare al fortino di origine romana che sorge in mezzo alle dune e che sarebbe stata una meta perfetta. Per un incredibile colpo di fortuna, però, ha piovuto e così le dune si sono rivelate più dure del previsto.

 

DI TUTTO

Abbiamo iniziato con oltre 600 km di autostrada o strade a scorrimento veloce. Poi ci sono state strade più strette e guidate. Il primo sterrato s'è annunciato da lontano: una fangaia allagata in mezzo agli ulivi. Come ho visto quel brodo, ho provato un brivido di piacere. Vai a capire cosa succede alla nostra psiche! Poi c'è stata la bella strada di montagna di Matmata, dove fare i piegoni, e la lunga sterrata per il Café Bir Soltane, finalmente nel Sahara, iniziata con fango e solchi, proseguita con sassaie e terminata con la sabbia. Eccoci quindi a tentare di raggiungere il fortino di Ksar Ghilane in fuoripista, come si fa con le enduro racing da 115 kg. Dopodiché, ora stiamo scrivendo da Tozeur, dopo avere attraversato il Chott el Djerid, il lago salato più famoso della Tunisia. Siamo agli sgoccioli. Il percorso è molto più sbilanciato verso il fuoristrada rispetto al 2013 e questo mi fa piacere, visto che io lavoro per Motociclismo FUORIstrada.

 

DIFFICILE ANDARE D'ACCORDO

Passiamo le cene a discutere delle varie moto e spesso esprimiamo pareri opposti sullo stesso modello. Il fatto è che siamo in sette e tutti diversi.

Angelo Barbiero è un fuoristradista sopraffino. Non ha un fisico massiccio, ma fa tutto di tecnica. Traversi infiniti e salti con la leggerezza di una gazzella, anche sulla sabbia con moto da 250 kg senza tasselli. Non capisco come faccia. Ha corso in Africa una sola volta, al Faraoni, arrivando settimo assoluto pur con diversi problemi elettrici e meccanici.

Francesco Catanese è un tamarro alto due metri che in moto va solo a gas aperto. Vena chiusa e fisico possente lo hanno reso il nostro tester per eccellenza delle bicilindriche. Corre i rally con le vaccone ed ha vinto il titolo italiano motorally in sella a una vecchia Africa Twin.

Oliver Jandelli e Luca Bono li assimilo perché sono molto simili: amano girare in pista con le supersport (Bono gareggia pure), amano il fuoristrada, amano i viaggi africani. Anche loro guidano molto bene ed appartengono alla categoria "Maxi senza tasselli? La guido come una mono coi tasselli".

Federico Aliverti e Fabio Meloni sono, invece, due stradisti puri, abituati a girare in pista e a prendere decisioni con la moto inclinata ad altissima velocità. Non vanno molto in fuoristrada ma, quando lo fanno, si mettono in piedi sulle pedane e fanno lavorare il gas come si deve, perché hanno nel DNA le doti giuste per cavarsela sempre. Far lavorare il gas come si deve non significa solo andare a manetta, ma superare sabbioni e salite sassose con la consapevolezza che chiudere il gas ti farà solo cadere.

Infine ci sono io, Mario Ciaccia, che adoro il fuoristrada e ci vado da turista, col gas sempre chiuso e le gambe sempre zampettanti. Non ho il DNA corsaiolo dei miei colleghi, non ho la mentalità del "se sei incerto tieni aperto", la mia filosofia è "devo andare da A a B e devo arrivare a qualcunque costo, senza cadere e senza rompere la moto". Tanta varietà di esperienze e di stili di guida è necessaria per  una comparativa che tenga conto di ogni punto di vista, ma potete anche capire come sia difficile metterci d'accordo. In certe cose la pensiamo uguale, in altre no.

 

YAMAHA SUPER T, MEGLIO IN PIEDI

L'esempio più scabroso è quello della Yamaha Super Ténéré 1200. Come spiegavo nel "Sentiero Pensiero" della settimana scorsa, ci aspettavamo molto da lei perché ha subito svariate modifiche, sia nel motore (per dargli più personalità) sia nelle sospensioni (con un comando elettronico che le rende da soffici e dure in ben 21 step!). Allora, siamo tutti d'accordo nel giudicare ancora "freddino" il suo motore, a livello di piacere di guida, nonostante le modifiche e nonostante lo scarico Akrapovic; siamo d'accordo nel trovarla molto comoda, anche se con pedane troppo arretrate; e ci piace come cambiano le sospensioni smanacciando sul menù. Ma è sull'avantreno che ci sono pareri opposti. In sostanza, quello tra noi che guida sempre seduto (io) ha la sensazione che la ruota non sia neanche attaccata alla forcella, da tanto la sente distante e ballerina, tanto da avere sempre la sensazione di cadere. Mentre gli altri, che la guidano in piedi, hanno sensazioni rassicuranti.

 

BMW ADVENTURE, ANCORA MEGLIO DELL'ANNO SCORSO, MA...

I detrattori, coloro che odiano BMW e che ci accusano di essere venduti al Marchio tedesco rispondano sinceramente: si sono mai sparati una strada di montagna in sella alla Adventure? Per me è ancora più coinvolgente della versione base. Stai più in alto, la sella è più comoda, hai la sensazione di dominare il mondo. La maneggevolezza è incredibile, la protezione totale, il motore spinge fluido già a 2.000 giri con un rumore stupendo. Negli sterratoni lisci è uno dei migliori oggetti per spostarsi a grande velocità mai inventato dall'uomo. Ma non è perfetta, oserei dire che è specialistica: il suo regno è il turismo a larghissimo raggio e a grande velocità, su terreni aperti e non troppo sconnessi. Se la velocità cala, se il fondo si scassa, se devi fare manovre col passeggero, allora le sue enormi dimensioni, l'altezza da terra, lo sterzo che tende a prendere sotto e le sospensioni che  "fibrillano" senza copiare sui sassi ravvicinati la rendono una moto angosciante e impegnativa. Per questo, a mio giudizio quest'anno non dovrebbe vincere. Parlo al condizionale perché ancora non abbiamo tirato le somme, ma in diversi tra noi privilegiano lei.

 

SUZUKI V-STROM, L'OPPOSTO DELLA BMW

Scendi dalla BMW, sali sulla Suzuki e ci resti male. Dalla terrazza al balconcino. Qua tutto è più piccolo, semplice, stretto, leggero. Il fascino sparisce, si bada al sodo. In autostrada protegge meno delle altre, ma il motore spinge forte fin dai bassi, non sembra avere 200 cc meno. Ma poi prendi un fuoristrada stretto e tortuoso, del tipo che con la BMW ti mette ansia e invece scopri che la V-Strom mette a proprio agio quasi quanto un mono. Sulle dune salivo senza patemi e senza che lo sterzo mi tradisse, sdraiandosi (perché accelero con parsimonia, pur sapendo che sulla sabbia la cattiveria aiuta). Però qua ci siamo trovati tutti d'accordo: meno sei bravo e più questa moto ti aiuta. Inoltre su asfalto va forte ed è molto agile. Suzuki ha fatto bene a proporre una mille semplice e maneggevole in un mondo di 1.200 cc.

 

TRIUMPH SI MERITA IL TRIONFO

Per me, la vincitrice 2014 dovrebbe essere lei. A parte l'estetica gigeriana, che è molto particolare e rischia di non piacere a tutti (me in primis), per il resto sembrerebbe eccellere ovunque: autostrada, montagna, sterrato. Nelle inversioni a U è molto più tranquilizzante rispetto alla BMW. Siamo in diversi a preferire i motori che pulsano a quelli che sibilano, ma questo Triumph convince tutti, c'è sempre, è potentissimo ma facile da gestire. Peccato che il cambio sia più duro rispetto al modello che avevamo nel 2013.

 

KTM, ALTRA FAVORITA

La Adventure R è, per me, la moto più arrapante. Sempre che questo termine gergale e volgare sia accettato in questa sede. La moto ha carisma da vendere, fa un rumore divino, ha un motore che dai 2.000 ai 5.000 giri è adatto ai tranquilli e dai 5.000 in su è da smanettoni purissimi. Ha l'assetto da rally, è alta da terra, sulle dune vola e mette a proprio agio. Ma non so se vincerà lei. Non le perdoniamo la durezza della sella, una moto da viaggio non può romperti il sedere. Nonostante gli accorgimenti, scalda molto tra le cosce. Molti si lamentano. Io ero abituato a guidare il Morini Tre Mezzo in calzoni corti e quello era molto peggio, per cui non mi lamento. Altre cose che non ci piacciono: se la carichi di valigie, diventa instabile. E l'avantreno non è pesante da guidare come quello di sua sorella in versione strada, ma alle basse velocità è comunque strano. Forse anche lei è troppo specialistica per vincere una comparativa che spazia dalle dune all'autostrada.

 

MOTO GUZZI, IL MIO AMORE

La Stelvio mi esalta perché offre in pieno le sensazioni da cuore pulsante tipiche dei V2 Guzzi, inoltre è comoda, maneggevole e con un bell'assetto. Ma in fuoristrada è una purga e ce lo sta ricordando di continuo. La forcella assorbe bene, il mono no: o va a fondocorsa, o rimbalza. Sui sassi si sentono rumori terrificanti di cose che vibrano ed entrano in risonanza. Sulle dune si sente il peso e, dove la Suzuki passa sicura, lei tende a perdere aderenza sull'avantreno in maniera repentina. Tutte le volte che devo dare gas per salire sulle dune l'avantreno mi parte, io chiudo il gas e mi pianto. Peccato, peccatissimo, io tifavo per lei. Paradossalmente se la cava meglio nei percorsi lenti e sassosi, come ho avuto modo di vedere in passato. Certo, quasi nessuno compra la Stelvio per farci fuoristrada, ma in fondo non capiamo perché: sono così belli i viaggi fuori dall'asfalto e questa moto, con un mono regolato ad arte, potrebbe essere una degna compagna.

 

HONDA, DUE DISCORSI MOLTO DIVERSI

Il motore V4 della Honda e il suo cambio a doppia frizione usabile in manuale sono un'esperienza estremamente appagante, ma assetto e ciclistica non ci convincono. E su questo siamo d'accordo tuttti. Non ci piacciono le pedane avanzate, il baricentro alto, la frenata combinata e il ritorno sfrenato delle sospensioni. Il suo habitat ideale è l'autostrada, meglio se con curvoni da 180 orari con le pedane per terra. Ma qua abbiamo affrontato troppo fuoristrada per i suoi gusti. Dai, Honda, fa' uscire 'sta benedetta Africona! 

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