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Classe Open: l’anti MotoGP?

Nei test di Sepang ha debuttato la nuova classe che scatena mille discussioni. Espargarò impressiona con la Yamaha, la Honda si arrabbia e Ducati ci pensa. Ma cos’è questa Open?

Classe open: l’anti motogp?

Le notizie dei primi test 2014 in Malesia sono tre: il tempo stratosferico di Marquez che ammazza il record della pista e lo rende ancora l’uomo da battere, un Rossi ritrovato e il debutto della classe Open, la vera novità di questa stagione. Il primo confronto con le MotoGP ha superato le aspettative con Aleix Espargarò che chiude in quarta posizione il terzo giorno di test, mettendosi alle spalle la HRC di Dani Pedrosa ma, soprattutto, sfondando la barriera dei 2 minuti, che a Sepang è un gran bel girare. È un risultato talmente sorprendente che, nel nostro sondaggio lanciato prima di Sepang, ad Aleix ben pochi avevano pensato come rivelazione dei test.

 

MA COS’È LA OPEN?

La definizione di Open passa attraverso alcuni punti chiave che ne caratterizzano la dotazione. A differenza della MotoGP, che ha illimitate possibilità di intervento sull’elettronica (che poi è ciò che fa la differenza in pista oggi), le Open possono contare su un’unica centralina Magneti Marelli uguale per tutti, ponendo quindi un tetto piuttosto importante sulla messa a punto. Oltre a questo, il vincolo è di utilizzare un serbatoio da 24 litri, contro i 20 della MotoGP, di avere gomme diverse e di poter utilizzare 12 motori nell’arco della stagione contro i “soli” 5 della classe regina. In più, i motori Open possono essere sviluppati nel corso della stagione, a differenza di quelli MotoGP punzonati ad inizio anno e praticamente intoccabili. Honda e Yamaha hanno subito accettato la sfida, presentando ai team i loro prodotti. Le Open arrivano per sostituire le CRT (che comunque troveremo in pista, pur in numero molto ridotto), il cui esperimento si è rivelato piuttosto fallimentare sotto il punto di vista sportivo, mantenendo la linea di contenimento dei costi, ma con moto più competitive. L’idea di Dorna è quella di sostituire progressivamente le attuali (e costosissime) MotoGP con le Open. Quello 2014 è quindi solo il primo passo.

 

CHI LE GUIDA

Le Open su base Yamaha sono in dotazione al team NGM Mobile Forward Racing di Aleix Espargarò e Colin Edwards, mentre quelle su base Honda sono ben 4, in mano al team Drive M7 Aspar con Nicky Hayden e Hiroshy Aoyama, al team Go&Fun Honda Gresini con il debuttante Scott Redding e al Cardion AB Motoracing con Karel Abraham. Lo scenario è dei più vari con giovani promesse e senatori della categoria in un confronto che offrirà il giusto termometro della situazione.   

 

LE DIFFERENZE TRA LE OPEN DI HONDA E YAMAHA

Honda ha presentato da subito una moto completa, Yamaha, invece, aveva inizialmente deciso di fornire solo i motori, cambiando rotta dopo aver capito che diventava troppo laborioso per le squadre costruirsi in poco tempo un telaio che fosse competitivo. Così, anche a Iwata, è stato deciso di fornire una moto definitiva, probabilmente molto vicina alle M1 Factory 2013 modificate con le regole Open. Honda ha rispettato un po’ di più i dettami, cercando di mantenere bassi i costi rinunciando al motore a valvole pneumatiche che equipaggia la MotoGP, per un prezzo di acquisto che si aggira attorno al milione e seicentomila euro. Honda l’ha messa in vendita, Yamaha l’ha affittata. E c’è una bella differenza, soprattutto quando, a fine anno, uno avrà la possibilità di rivenderla mentre l’altro dovrà restituirla. Logico, però, che una moto a disposizione di chiunque non porti con sé una tecnologia particolarmente avanzata, motivo per il quale Yamaha ha fatto una scelta diversa.

 

LA OPEN VALE IL TEMPO DI ESPARGARÒ?

Settimo il primo giorno, quinto il secondo e quarto il terzo a mezzo secondo dal super giro di Marquez. Espargarò e la sua moto sono stati la sorpresa dei test, un risultato sopra alle aspettative, anche se non del tutto ingiustificato. Già l’anno scorso Aleix ha fatto vedere ottime cose con la ART, con cui ha conquistato anche il sesto tempo nelle prove di Misano, stabilendo il miglior risultato di una CRT nel campionato 2013. Nei test di Sepang, il pilota del team Forward si è messo dietro gente del calibro di Pedrosa e Bradl, un biglietto da visita ottimo che lascia la speranza di vederlo su qualche podio durante la stagione. Ma questo risultato è definisce il vero valore di una Open? No, per vari motivi. Il primo è che, se confrontiamo il crono di Aleix rispetto alle altre Open in pista, non c’è paragone. Il suo compagno di squadra Colin Edwards è staccato di 1’8, mentre il secondo miglior tempo delle Open, quello di Nicky Hayden (13° assoluto), porta con sé un distacco di oltre il secondo e mezzo. Lassù, sul giro secco, c’è solo Espargarò e il merito appare più umano che tecnico. Ma la cosa più importante è capire il comportamento della Open nell’arco dell’intera gara, dato che la limitazione dell’elettronica potrebbe influire sul rendimento della moto da metà corsa in poi, quando le condizioni cambiano radicalmente e i distacchi si fanno più netti. Lì la Open potrebbe mostrare il punto debole. Per questo il risultato eclatante di Espargarò va contestualizzato in un tempo sul giro nelle condizioni che i piloti hanno trovato a Sepang e non generalizzato come valore effettivo del campionato.  

 

L’IRA DELLA HRC

Non è passata inosservata neppure la conferenza stampa indetta dalla HRC al termine delle prove, in cui il capo operativo MotoGP, Shuhei Nakamoto, affiancato dal team manager Livio Suppo, ha evidenziato con tono polemico la differenza di intenti Honda rispetto alla Yamaha, colpevole (secondo loro) di aver messo in pista una MotoGP 2013 fatta e finita con appena le modifiche richieste per la classe Open. Per Nakamoto e Suppo, Honda ha realizzato una moto nuova messa in vendita alle squadre, interpretando nel modo giusto le scelte della Dorna, a differenza di Yamaha. In realtà, la moto di Espargarò rientra perfettamente nei regolamenti e le critiche di Honda non fanno altro che alimentare la voce di un deciso malcontento della Casa di Tokyo verso un futuro fatto solo di Open, scenario a cui Honda si oppone. La cosa potrebbe diventare ancora più difficile da gestire se, come sembra, anche Ducati scenderà in pista con delle Open già in questa stagione.

 

DUCATI LA FARÀ?

Un regolamento così pare fatto su misura per la Ducati, che sta pensando seriamente all’ipotesi di  schierare il team factory con moto Open già quest’anno. Il nuovo Direttore Generale di Ducati Corse, Gigi Dall’Igna, ha preso tempo fino al 28 febbraio, ultima data utile per iscriversi alla MotoGP 2014, per far conoscere la decisione della Casa di Borgo Panigale. I buoni risultati di Sepang (con i piloti in rosso più competitivi del solito, soprattutto Dovizioso) danno morale alla squadra, ma è troppo prematuro tirare un sospiro di sollievo. Ciò che deve fare la Ducati oggi è continuare lo sviluppo e non fermarsi al primo segnale positivo. Mettere in pista due Open darebbe la possibilità al reparto corse di continuare a sviluppare la moto anche durante la stagione, sfruttando la regola dei 12 motori che danno vantaggi anche nello sviluppo della ciclistica, al contrario della MotoGP, che pone limitazioni troppo vincolanti per chi non è ancora a posto.

 

TEST DI SEPANG: LE FOTO

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