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Attenti, enduristi: torna l'incubo dei pericolosissimi cavi d'acciaio

Riecco la deplorevole abitudine di tirare cavi ad altezza gomme, busto o collo per impedire agli enduristi di transitare nei boschi. Per i rider c'è il serio rischio di gravissime lesioni. O anche di morte, come purtroppo già successo... La Federazione lancia l'allarme in seguito ad una denuncia da parte di un endurista nel bergamasco

Attenti, enduristi: torna l'incubo dei pericolosissimi cavi d'acciaio

La pericolossima e potenzialmente letale abitudine di tendere cavi nei boschi per impedire agli enduristi di percorrere i sentieri sembra più viva che mai: un endurista del bergamasco, Daniele Consonni, ha infatti denunciato su Facebook ben tre cavi che ha trovato in località Crocetta a Dossena (BG).

 

L'incubo dei cavi d'acciaio nei boschi: una nuova scoperta

Per fortuna non ha avuto conseguenze le scoperta di Daniele, che si è accorto in tempo dei cavi tirati ad altezza collo, busto e gomme lungo una mulattiera. Ne ha parlato anche il Corriere della Sera nella Cronaca di Bergamo, definendo il gesto un vero una "trovata inquietante".

Queste le parole di Consonni in merito alla scoperta dei cavi: "Li abbiamo trovati su un sentiero piuttosto disastrato, che non è mai battuto da nessun escursionista a piedi. Anzi, gli unici che si preoccupano di sistemarlo e ripulirlo, siamo proprio noi motociclisti. Stavo per fare un grandino di roccia, con la moto, in quel punto andavo molto piano. Ho notato un cavo che passava sulla mascherina, sopra il faro, e sono riuscito a fermarmi. Poi ho perlustrato il sentiero con il mio amico. In 100 metri circa c’erano cavi in tre punti diversi".

 

Anche Piermario Marcolin, Presidente del Club Alpino Italiano di Bergamo, ha commentato l'increscioso evento: "Mi dispiace davvero che qualcuno abbia il coraggio di agire così, in modo sconsiderato e pericoloso. Il rispetto dell’ambiente di montagna è per noi un percorso fondamentale, obbligatorio, ma prima viene il rispetto della persona e della vita. Chi ha tirato quei cavi d’acciaio ha commesso un gesto che con l’ambientalismo, e tantomeno con le nostre battaglie, non ha nulla a che vedere. Per fortuna nessuno è rimasto ferito. Quando si rilevano fatti così gravi è sempre bene presentarsi a sporgere querela".

 

Questi sono i due video che il motociclista ha pubblicato sul suo profilo di Facebook

 

 

 

Paolo sesti: "un altro vergognoso episodio"

Anche il Presidente della Federazione Motocciclistica Italiana, Paolo Sesti, ha espresso la propria opinione in merito: "Un altro vergognoso episodio che fa tornare alla mente altri delitti compiuti nel passato con la stessa metodologia e che purtroppo hanno fatto due vittime. E’ inaccettabile! Solo per fortuna questa volta non si sono avuti esiti disastrosi. Faremo il massimo per fare luce sulle responsabilità sensibilizzando le Autorità locali e nazionali a trovare i colpevoli e ad assicurarli alla giustizia. Daremo il massimo risalto possibile a questo gravissimo atto attraverso gli organi di informazione ma questo ci motiva ancora di più a proseguire sulla strada per far riconoscere i nostri diritti".

 

Giusto per non dimenticare cosa si rischia...

Il presidente Sesti si riferiscea due tragici episodi. Il primo fu quello che, nel 2007, vide la morte di Marco Badiali, 48 anni, ingegnere di Vignola, rimasto gravemente ferito da un cavo nel Modenese, morendo poco dopo per le gravi lesioni subite. Nel 2011 un'altro caso: Marco Colantuono, di 19 anni, aveva perso la vita per la recisione della gola a causa di una cavo d'acciaio. I due casi sarebbero dovuti essere d'esempio, insegnando a non giocare con la vita delle persone. Ma purtroppo la triste pratica è a quanto pare un'abitudine ancora diffusa...

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