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Beta Alp 4.0 e Kawasaki KLX250: no limits!

D’accordo l’asfalto, ma ogni tanto vien voglia anche di abbandonarlo. Magari in collina, e magari con due endurine facili e capaci di arrampicarsi ovunque

Beta alp 4.0 e kawasaki klx250: no limits!

È una vita che dobbiamo andare a fare un po’ di fuoristrada!”, mi dice mio papà. È vero, ne parliamo da tanto. Sarebbe l’occasione per divertirsi e, perché no, fare un articolo per il sito. “Però mi raccomando, motorette facili. E anche basse di sella se non è un problema, che non sono uno spilungone…” (a proposito di padri e figli, viaggi, moto, ecc.: cliccate qui, anche se la cosa è un po’ diversa… – ndr).

Qualche giorno dopo siamo sul furgone diretti verso le colline dell’Oltrepò. Alle nostre spalle, abbracciate dalle cinghie, ci sono una Beta Alp 4.0 e una Kawasaki KLX250, e il mio babbo è tutto contento. Meglio di così, mi dice, non avrei potuto scegliere. A lui, che tutto ciò che vuole da un’endurina è che sia poco impegnativa e leggera, piacciono un sacco. A me pure, a dire il vero. Sono due di quelle moto che ti trasmettono tranquillità quando le vedi, non hai né timore reverenziale né ansia da prestazione. Sono come la domenica: non vedi l’ora di potertele godere (guardatele in gallery).

 

CHE LA SFIDA ABBIA INIZIO

La Kawa è un po’ più piccola di cilindrata, 250 cc (foto “kawa motore”) per 22 CV, mentre la Beta monta il 350 cc Suzuki che una volta equipaggiava la DR, un motore che definire robusto è dire poco. Cavalli? Non sappiamo quanti ne ha, la Casa non lo dichiara, ma sinceramente neanche ci importa… ne avrà qualcuno in più. La “jap” ha il raffreddamento a liquido e l’iniezione elettronica, l’italiana il carburatore e l’alettatura intorno alla testa. Siamo curiosi di capire quale sia la migliore per fare quello che abbiamo in mente, ovvero infilarci in tutte le sterrate che ci capitano a tiro godendoci ogni metro che passa sotto le ruote. Vincerà la piccola KLX o la grintosa Beta? Visto che hanno un prezzo simile, rispettivamente 5.400 e 5.500 euro chiavi in mano, è una sfida ancora più interessante.

 

FACILI. FACILISSIME

Arrivati a Casteggio (PV) le scarichiamo. Pesano niente. Appena sfioriamo i bottoncini dell’avviamento elettrico (ah, ecco un’altra cosa che voleva mio papà: l’avviamento elettrico!) iniziano a borbottare, Beta con una bella voce scoppiettante, Kawa in modo un po’ più discreto. Pigliamo la prima strada promettente, che va dritta verso l’alto, e via. Il primo tratto è asfaltato. Hanno gomme abbastanza tassellate ma niente di estremo, e così guidiamo tranquillamente, senza paura di cadere ad ogni curva. Giusto il tempo di prendere confidenza, 3-4 km, e ci pare di guidarle da sempre. Iniziamo a notare le prime differenze. Beta spinge bene senza tirare le marce, con la Kawa bisogna usare un po’ di più il cambio. Però la piccola KLX ha una facilità disarmante, guardi le curve e le fa, sembra un’estensione naturale di braccia e gambe, mentre la Alp, un pochino, chiede di essere indirizzata con i movimenti del corpo. Montalto Pavese è pochi km davanti a noi, e quando arriviamo - un caffè, grazie - spendiamo due parole per le selle. Morbida quella della jap, duretta quella della toscana. Mio papà però continua con “Certo che fa un bel rumore la Beta eh!”. Che tamarro. Non gliene frega niente della sella.

Sette minuti dopo siamo in uno sterro.

 

OFF TIME!

Che poi, sterro. È più una fangaia. La pioggia dei giorni precedenti più il fondo argilloso della zona hanno trasformato qualunque tratto non illuminato dal sole in una palude scivolosissima. Prima ci spaventiamo, poi scopriamo di riuscire a stare in piedi abbastanza facilmente. Le due endurine sono equilibrate e hanno una bella posizione di guida in piedi, anche se io che sono più lungo di gamba (1,80 m contro 1,70 m) vorrei su entrambe un manubrio un po’ più alto. Da pericoloso, il fangone diventa divertente. Facciamo su e giù per qualche salitone, sgommiamo. Un paio di volte voliamo anche, ma ci sta. È stupefacente come riescono ad arrampicarsi laddove facciamo fatica a camminare. Fighissimo! Dopo un po’ finiamo su una bella sterrata più o meno asciutta, con un paio di montagnole di terra e diverse vie per salire in cima, difficili e sassose anche. Oddio, difficili. Vabbè, dai, facciamo finta fossero delle specie di muri verticali. Scatta il toto-arrampicata. Rincorsina, seconda a manetta e via, vediamo chi arriva più in alto! Partiamo affiancati e rimaniamo pari per buona parte della salita, poi mi trovo davanti un sasso, cerco di superarlo con un colpo di gas ma la Kawasakina ha poca coppia e non mi aiuta; devo rinunciare. Mio papà, che d’ora in avanti chiameremo semplicemente Bob (si chiama Roberto ma per me è Bob), invece pumpumpumpum va su, sparandomi anche una penna in faccia. Proviamo a moto invertite, gli urlo. Dal basso. Riproviamo. Eh eh, questa volta vado su come un missile. Il motore della Beta in effetti ti aiuta; se hai bisogno un po’ di spinta extra per alleggerire la ruota anteriore e passare su un ostacolo ti basta dare gas e arretrare col corpo. Con la Kawa invece devi partire con la marcia giusta e tenerla su di giri.

Abbiamo vinto sulla montagn(ett)a. Continuiamo.

 

TIRIAMO LE SOMME

Su e giù per i colli la giornata passa veloce e spensierata. Siamo sempre più sporchi e sempre più contenti. Se c’è una moto che ci piace di più? La Beta spinge più forte ed è più “piantata”, sassi e radici le fanno un baffo, ma la Kawa, una volta abituatisi a tenere il motore su di giri la segue dappertutto, anche perché ha trazione, è leggera e agile. Facilissima, insomma. Quando ce le scambiamo, non rimpiangiamo mai di averne lasciata una per l’altra. A pomeriggio inoltrato passiamo di fianco a un casale con una bella vista panoramica, e decidiamo di tirare un attimo il fiato. Chiedo a Bob quale vorrebbe portare a casa. La pianura ci osserva da lontano, vasta e immobile. Passa qualche attimo di silenzio, si sente solo il vento. Poi mi guarda. “Kawa è facilissima e con lei mi sento a mio agio ovunque, ma la Beta si arrampica un po’ meglio. Non so proprio”. Eddai, una devi sceglierla. Silenzio. “Con la testa dico Kawa. Col cuore Beta. Mi piace troppo il suo rumore…”.

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