Partendo da Metaponto e percorrendo la Statale 106 e successivamente la Statale 407, siamo giunti a Potenza, con strade semideserte tutte curve e saliscendi.
LA TERRA DI PITAGORA
LA TERRA DI PITAGORA Comincia tutto in una campagna apparentemente
anonima, una piatta distesa di campi sulla costa ionica della Basilicata,
una landa attraversata dalla velocissima Statale 106, su cui purtroppo
i controlli sono frequenti. A Metaponto il Parco Archeologico e il Museo
Nazionale fanno comprendere l’importanza di questa città, florido centro
commerciale ma anche culla della cultura per la presenza della scuola filosofica
che Pitagora trasferì da Crotone nel 532 a.C. e che rimase attiva per due
secoli. Magnifico il mare, con spiagge ampie e sabbiose, orlate di pinete
ed eucalipti. Di fianco ad un edificio poco appariscente, l’antiquarium,
alla fine di un viale d’oleandri, sorgono ieratiche le colonne doriche
del Tempio di Hera, santuario che sorse ai limiti del territorio controllato
dai coloni greci insediati in questa zona. Una visione che ci ricorda come
in questo luogo, millenni or sono, visse e prosperò una civiltà raffinata,
una colonia greca sorta nel VII sec. a.C. in una fertile pianura alluvionale
per opera di un gruppo di Achei provenienti dalle regioni settentrionali
del Peloponneso. Un altro viale, questa volta ad eucalipti, conduce agli
scavi dell’area urbana della città. Il Pantheon greco è rappresentato
da ben quattro templi, identificati dalle lettere dell’alfabeto. La
leggibilità
delle rovine è difficile, essendo rappresentate quasi solo da muri di
fondazione.
Colpisce in ogni caso l’atmosfera di quieta solennità del luogo. Di questi
templi il più antico è quello identificato con la lettera C, e che forse
era attribuito ad Atena. Il tempo ha logorato tutto, e le pietre sono mute.
Siamo noi ad attribuire loro una voce, perpetuando il ricordo di coloro
che furono e che oggi sono una parte del retaggio culturale della nostra
civiltà. Forse ci stiamo suggestionando, ma ci pare che anche gli eucalipti
abbiano la solennità di colonne; il vento che agita le spighe dei campi
di grano, la luce stessa mi danno sensazioni che riportano alla patria
di questi antichi coloni.
PISTICCI
PISTICCI La Statale 407
verso Pisticci è stupenda, una successione di saliscendi e curvoni che
si snoda tra le colline d’ulivi e cipressi, in una terra arsa dal sole.
Pisticci appare improvvisa, candida su un colle al termine di una serie
di rampe in ripida salita. Pisticci è un balcone di vie tortuose e chiare
sul vasto paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone. Le case sono bianche
e squadrate, con i tetti piatti su cui spesso ci sono serbatoi d’acqua
per contrastare gli effetti delle lunghe, assolate estati. Dopo una ripida
discesa la strada corre in una campagna luminosa, priva di insediamenti
ma ricca di coltivazioni. Il cielo è terso e profondo, punteggiato di nuvole
bianche cotonose.
CRACO
CRACO È un paese morto sulla
cima di un colle giallo di grano e grigioverde d’ulivi. È piuttosto
sinistro
vedere gli uccelli volteggiare attorno alla torre, e lo è ancora di più
passare sotto il paese, costeggiando un dedalo caotico di mura crollate,
inclinate ad angoli pazzeschi, spezzate, di case oscenamente squarciate
a mostrare le interiora di muri, balconi, tetti spaccati. Il centro antico
è ormai inagibile, ed è pericoloso pensare di spingersi fino al possente
torrione del castello, il punto più alto del paese. Il paesaggio da qui
in avanti è di terra calancosa, erosa e dilavata dalle piogge infrequenti
ma violente. Il territorio è solcato da valli strette e franose, irte
d’ardite
forme generate dall’azione degli elementi. È una contraddizione della
Basilicata: la terra è ricca d’acqua, eppure è nel contempo arida. La
flora è mediterranea quanto più non si potrebbe: ulivi, lecci e soprattutto
ginestre, ovunque, in macchie giallissime e rigogliose, mentre qua e là
spuntano dal manto vegetale strati di roccia finemente stratificata,
evidentemente
nata da un limo finissimo. La terra è un po’ solitaria, con i suoi
abitanti
chiusi e gentili che hanno uno strano rapporto con il tempo e prendono
tutto con calma, forse perché più di noi hanno ancora il senso delle cose
importanti della vita. Il paesaggio è uniforme nella sua bellezza bucolica,
le case sono rade, esistono solo i paesi arroccati sui cocuzzoli dei colli.
Purtroppo i terremoti del 1857 e del 1980, le cui ferite non sono ancora
risanate, li hanno privati di molti monumenti e edifici caratteristici.
TEXAS ITALIANO
TEXAS ITALIANO Verso Curcuglione,
sulle creste si stagliano i mulini a vento di una centrale eolica; non
può essere più forte il contrasto tra il paese antico e questi bianchi
slanciati oggetti, sui cui il dibattito è accesissimo. I tralicci e le
torri dei mulini sono accusati di snaturare il paesaggio ancora così selvaggio
delle montagne lucane allo scopo di produrre un’energia elettrica che,
in esubero rispetto alle esigenze della regione, servirebbe in altri luoghi.
Qui, nella Val d’Agri, c’è il “Texas italiano”. Ci sono
giacimenti
di petrolio, e non piccoli, ma estrarre l’oro nero in luoghi che non sono
deserti comporta sempre alti rischi di inquinamento e comunque danneggia
il paesaggio con la inevitabile foresta di pozzi e con il serpeggiare degli
oleodotti. Aliano è una specie d’Arcadia di poche case, un luogo dove
ancora si possono vedere gli asini col basto sul dorso. Su tutto domina
un silenzio rotto solo dai suoni della natura, le cicale nel pomeriggio
si sentono perfino mentre si sta viaggiando. Sono luoghi splendidi, la
cui ricchezza non consiste nella monumentalità delle costruzioni quanto
nella vastità degli orizzonti assolati e nella profondità dei verdi cupi
delle foreste. Le case di tufo giallo di Aliano paiono spuntare direttamente
dalle pareti vertiginose dei calanchi. Alcune, semidiroccate, sembrano
creazioni della natura più che ormai morte cose dell’uomo. È questo il
paese dove negli anni 30 fu condannato al confino Carlo Levi, ed in cui
nacque uno dei più importanti romanzi del secolo scorso: “Cristo si è
fermato ad Eboli”. Ritroviamo lo scrittore sui muri delle case del borgo
vecchio, dove alcune targhe mi aiutano ad identificare i luoghi citati
nel romanzo. Il primo di essi che vediamo, inoltrandoci nelle viuzze, è
la “casetta lunga e bassa”, che era la caserma. Allontanarsi dal
paese
e discendere procura sensazioni incredibili, la strada corre ora incassata
tra le rocce erose dei calanchi, ora su una cresta sospesa sugli strapiombi,
in altri luoghi precipita letteralmente su rampe ripidissime, altrove pare
di viaggiare su un altopiano, la strada serpeggiante. Del resto la guida
su queste strade è sempre gratificante, benché la qualità del fondo stradale
sia molto variabile. La scarsità del traffico, i saliscendi e le infinite
curve permettono una guida divertente e piacevole. Sono in un territorio
splendido ma ancora non scoperto dal turismo. È difficile trovare alberghi,
campeggi e agriturismi; qualche cosa è stato fatto, non sempre con criterio,
con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno.
CORLETO PERTICARA
CORLETO PERTICARA Entrando
a Corleto Perticara un cartello ci informa che questa è una “Città per
la Pace”. Evidentemente altri sentimenti animavano gli abitanti nel 1860
quando essi si ribellarono, e furono i primi a farlo nel Regno delle Due
Sicilie, al dominio borbonico proclamando, dopo una vittoriosa insurrezione,
l’annessione all’allora nascente Regno d’Italia. Il fatto che
il Regno
prima e la Repubblica poi non abbiano ripagato tanto fervore patriottico
a Corleto e nella Basilicata tutta con moneta adeguata è un’altra storia.
Il paese è attraversato da larghe strade con ampie piazze, mentre posizione
elevata, vigneti, uliveti e boschi che stanno tutt’intorno rendono
l’aria
piacevole e il panorama affascinante. Le origini del paese risalgono
all’XI
secolo, come testimoniato nella Chiesa Madre da un pezzo di legno che la
tradizione vuole abbia fatto parte della croce portata nella seconda crociata.
Da vedere piazza Plebiscito, che ricorda appunto l’insurrezione del paese
contro i Borboni il 16 Agosto 1860, dove sorge il palazzo civico, costruito
sui resti del castello d’origine normanna che fu distrutto, come buona
parte del paese, nei combattimenti che scoppiarono durante la ritirata
tedesca del 1943.
PASSO CROCE DELLO SCRIVANO
PASSO CROCE DELLO SCRIVANO
Uscendo dalla città ci si trova su una bella strada che si snoda in un
paesaggio di singolare bellezza con i suoi boschi e gli ampi panorami che
trovano il culmine nello splendido altopiano, le erbe agitate dal vento,
che si apre dopo i 1.143 metri del Passo Croce dello Scrivano.
POTENZA
POTENZA Poco dopo inizia
la discesa verso Potenza, che appare presto all’orizzonte. Potenza è una
città di aspetto moderno; solo in alto si può ancora intravedere il nucleo
antico della città, che fu probabilmente fondata dai Romani attorno al
148 a.C. Entrando a Potenza possiamo tirare, in un certo qual modo, le
fila di questo viaggio, breve di chilometri ma grande di suggestioni ed
impressioni. In quest’occasione, più che in altre, ci siamo posti domande
sul senso del nostro procedere. Qual è la vita delle persone accanto alle
quali passiamo, in questa terra di pochi commerci, poche industrie, in
cui si può ancora viaggiare a lungo senza vedere case? Eppure noi, che
proveniamo da tutt’altra realtà, non possiamo fare a meno di pensare che
qui si sia ancora vicini al vero senso delle cose. Forse è lo spirito degli
antichi greci che aleggia su questi luoghi.
BLOC NOTES
Dove mangiare e dormire
- POTENZA
Ristorante La Fattoria, via Verderuolo
Inferiore 13, tel. 0971/34501. Cucina lucana classica
Antica Osteria Marconi, v.le Marconi
233-235, tel. 0971/56900. Chiuso lunedì
Trattoria Da Peppe, via Stigliani
22, tel. 0971/444176, chiuso domenica
Osteria Al Capretto, Contrada Varco
d’Izzo 18, tel. 0971/471028, chiuso domenica
Osteria Zi Mingo, Contrada Botte
2, tel. 0971/42984, chiuso lunedì
- ACCETTURA
Locanda Pezzolla, con ristorante,
via Roma 21, tel. 0835/675008
- CORLETO PERTICARA
Agriturismo La Bradia, SS 92, km
60+200, tel. 0971/965071
- BERNALDA
Agriturismo Masseria Cardillo,
tel. 0835/748994
Indirizzi utili
- POTENZA APT, tel. 0971/411839,
fax 0974/36196
- LIDO DI METAPONTO APT, tel. 0835/745121.
La località offre una scelta di campeggi assai varia e numerosa
- Parco Archeologico, Borgo di
Metaponto, tel. 0835/745220. Orario: dalle 9 ad un’ora prima del tramonto
Museo Archeologico Nazionale, via Laverani 21, Borgo di Metaponto, tel.
0835/745327
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