Test: Suzuki Gladius, avanti nel design, facile per tutti, economica ma prestazionale
Abbiamo fatto il primo assaggio della nuova naked di Hamamatsu. Ci è piaciuta subito. Colpisce nel design più rotondeggiante rispetto a quello delle concorrenti giapponesi e molto giovanile. Piace anche nella facilità di guida che la rende una moto adatta anche ai neofiti: mai in difficoltà. La spinta del motore non ha pari fra le concorrenti tra 4.000 e 7.000 giri, ma soddisfa fino a 10.500 giri.
Test: suzuki gladius, avanti nel design, facile per tutti, economica ma prestazionale
La Galdius colpisce subito per il design che si differenzia dalle concorrenti
giapponesi, caratterizzato da sovrastrutture tondeggianti che si accoppiano
bene con il telaio ed il motore. È una entry level ma rispetto alle naked
che definiremmo “appaganti ma economiche”, come la Kawasaki ER-6n e
la
Yamaha XJ6, la Gladius punta su un contenuto tecnico superiore e su un
prezzo d’acquisto concorrenziale: ricordiamo che le due nude più vendute
del 2008 (Kawasaki Z750 e Honda Hornet) offrono sì prestazioni di assoluto
livello, ma costano quasi il 20% in più.
L’estetica della Gladius è giovanile e accattivante; è in vendita in
quattro
colorazioni. Una volta che le Dunlop Qualifier di primo equipaggiamento
sono a “regime”, in sella alla Gladius si ha la sensazione di
guidare
su una SV 650 un po’ meno reattiva, ma altrettanto sportiva e decisamente
più rassicurante a tutte le andature.
La moto è facile in tutte le condizioni (manovra per l’inversione a U
e percorrenza di un curvone veloce), grazie ad una ciclistica ideata per
non mettere in difficoltà nemmeno i neofiti. La posizione di guida è più
naturale rispetto a quella di qualsiasi altra naked: il manubrio è un filo
più largo e ravvicinato al piano di seduta e ciò trasmette al pilota una
sensazione di grande controllo. Per contro a 130 km/h (6.000 giri indicati
in sesta marcia) si fa sentire l’effetto vela delle braccia.
L’aumento
delle quote ciclistiche fatto per rendere la guida accessibile a tutti,
l’ergonomia ridisegnata alla ricerca del comfort in sella e un aggravio
di peso di 20 kg, rispetto alla partente SV, hanno ridotto la grande
maneggevolezza
della moto sia sul lento sia sul veloce, anche se la Gladius paragonata
alle sue concorrenti dirette non delude affatto, nemmeno per l’efficacia
delle sospensioni. La forcella è scorrevole e assorbe le asperità del terreno
in modo progressivo. Va in crisi solo nelle frenate più decise, ma anche
qui difficilmente va a pacco: ha solo un risposta secca. È buono anche
l’assorbimento delle irregolarità del fondo stradale da parte del
monoammortizzatore,
che solo nella guida sportiva innesca piccoli ondeggiamenti al posteriore,
soprattutto in uscita di curva.
Soddisfa la totale assenza di vibrazioni. Il bicilindrico Suzuki accetta
la piena apertura del gas fin da 1.500 giri in sesta senza sussulti, quasi
fosse un 4 cilindri, e restituisce al pilota una spinta impareggiabile
dalle concorrenti tra 4.000 e 7.000 giri, ovvero l’arco di utilizzo
principale
per moto di questo genere. Oltre quella soglia, quando dovrebbe subire
il “sorpasso” dei rivali plurifrazionati, ha una spinta e un allungo
fino a 10.500 giri notevoli. Pecca solo nel cambio che tra prima e seconda
tende a sfollare. Purtroppo con tanto piacere contrasta l’impianto
frenante
deludente: il doppio disco anteriore offre un mordente solo discreto e
strizzando forte la leva gli spazi d’arresto diventano soddisfacenti,
niente di più.
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