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di Fabio Meloni
11 September 2014

Michael Dunlop, uno di noi

Due cose si dicono del pilota nord-irlandese: che sia un fenomeno e che sia antipatico. Solo una è vera! Cronaca dell’incontro con un vero eroe delle due ruote (abbiamo pure provato la sua moto)

Michael dunlop, uno di noi

Jerez della Frontera. La pista è deserta, e lungo la pit-lane ci sono solo sei box aperti. All'interno fervono i lavori dei meccanici che stanno preparando le moto per il test di noi giornalisti, invitati qui a provare sei BMW S 1000 RR impegnate in vari campionati, dal Mondiale SBK al BSB, dall'IDM alle Road Race - troverete tutto su Motociclismo di ottobre.

 

IRRICONOSCIBILE

Passeggio curiosando all'interno. È bello vedere con quanta efficienza e velocità gli uomini con le divise delle varie squadre montano pinze freno, cerchi, carene, controllano i livelli, settano le sospensioni. L'ultimo box, o meglio gli ultimi due, sono quelli dedicati al team Hawk Racing, che prende parte al BSB con Ryuiki Kiyonari e alle Road Race, tra cui il TT, con Michael Dunlop. Le loro S 1000 RR sono lì davanti a me, e fa un certo effetto. L'occhio mi cade su di un personaggio curioso. Cicciotto e un po' più basso di me, mi dà le spalle e non indossa il completo della squadra. Ha un paio di jeans larghi che quasi gli cascano e lasciano vedere la riga delle chiappe, una maglietta nera, un paio di calze, niente scarpe. Le calze non sono neanche tanto belle a dire il vero (date un'occhiata alla gallery...). Lo sento rivolgersi a un meccanico (forse era un capo tecnico) chiedendogli "ehi boss, cosa devo farne di sta roba?" indicando un sacco con dentro qualcosa. E questo chi cavolo è?, mi chiedo. Si gira. Mi prende un colpo. Porca vacca, è Michael Dunlop! Una divinità, nel mondo delle Road Race. È l'uomo che da due anni a questa parte domina il TT, e del quale John McGuinness, quando lo intervistai sull'isola, mi disse "Guida da paura" - che detto da lui ha il suo perché (guardate questo video...). E ora è di fronte a me, e mi guarda incuriosito. Probabilmente devo avere la faccia di uno che ha appena scoperto di abitare di fianco a Penelope Cruz. Mi esce naturale un "you are a hero, man!". Mi sorride, mi dà la mano e mi ringrazia quasi in imbarazzo. In quell'istante immagino che il mio momento di gloria finisca lì. Ora si girerà e tornerà a farsi gli affari suoi, penso. Invece rimane lì a fissarmi, tranquillo, in attesa che io dica qualcosa. Solo che il mio cervello è in stand-by. L'ammirazione che provo nei suoi confronti è tale da avermi paralizzato.

 

UNO NORMALE, MA CON UN POLSO GALATTICO

Cerco di riprendermi, e gli chiedo qualcosa sulla sua moto. "Cosa cambia rispetto a quella di serie?" Inizia a spiegarmi tutto con passione. Il forcellone è modificato per cambiare rapidamente la ruota, telaio e telaietto sono di serie, la forcella è così, il serbatoio è cosà. Rilassato, come fossi un suo amico. "E rispetto alla Honda che guidavi l'anno scorso?". "Mah, è piuttosto diversa", continua. "Cambia l'erogazione, cambia come curva, cambia il bilanciamento dei pesi". C'è un qualcosa nel modo in cui mi risponde - non chiedetemi cosa, è solo una sensazione - che mi fa supporre che in realtà stia pensando: “c***o vuoi che cambi, è una moto, giri il gas e accelera, tiri il freno e frena”. Sento di adorare questo ragazzo, che nel frattempo si è aperto un pacchetto di patatine. Alla faccia dei piloti tutti fisicati. E pensare che una gara del TT sono 360 km di curve a 210 all'ora di media, voglio dire, non deve essere proprio una passeggiata. Boh. Il tempo stringe, tra poco devo iniziare la giostra del test, ma non voglio interrompere questo momento. Gli chiedo della sua stagione, "sta andando alla grande eh?". "Ma sì, mi diverto", risponde. Si diverte. Sfreccia a 587 all'ora tra case marciapiedi trattori e vecchiette che attraversano la strada con le borse della spesa. E si diverte... Gli indico la sua moto con un cenno della testa. "È veloce, vero?". "Eh... abbastanza". Poi scoprirò che monta il motore che usava l'anno scorso Melandri in SBK. 220 CV alla ruota. Ma lui in quel momento ha detto proprio così: abbastanza. Come vi dicevo, lo adoro. Saluto e vado a provare le moto. Neanche a farlo apposta, la sua è quella che mi esalta di più. È veloce come un missile ma facile, è stabile e agile, è protettiva, equilibrata, comoda. Poi mi è sembrara dotata di un'elettronica incredibile. Più di una volta sui lunghi curvoni si è intraversata in un modo a dir poco controllabile, col posteriore che allargava lentamente e non scappava mai.

 

DERAPATE DI POTENZA A 180!

Finito il test torno al suo box e gli dico quanto mi è piaciuta. "Really?" mi risponde illuminato. Come se il mio giudizio contasse qualcosa, poi. Così ci mettiamo a parlare dell'erogazione, della frenata, di questo, di quello. E di quanto mi sia parsa bella l'elettronica. Lui conferma. "Al TT", mi dice, "per chiudere le curve è utile il sovrasterzo di potenza, e con questa moto riesce bene". Rimango a bocca aperta. Provo a immaginare cosa voglia dire infilarsi a 180 all'ora in una curva di una strada normalissima, larga solo qualche metro, e a quel punto scatenare 220 CV per mettere di traverso la moto ed evitare di centrare il muro di una chiesa. Non mi riesce. 

 

E lo adoro ancora di più.

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