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15 January 2016

Good Vibrations

Ma le vibrazioni sono "buone" o "cattive"? Vecchia questione, non semplice da dipanare ma sempre in grado di generare tante opinioni. Queste sono le nostre

confronto filosofico

Con il numero di Motociclismo datato maggio 2013 partiva l’appuntamento periodico con L’Opignone, un “botta e risposta” tra i nostri redattori su argomenti intriganti del mondo delle moto. Il nome di questa rubrica è un gioco di parole che contiene i vocaboli “opinione” e “pignone” (l’ingranaggio più piccolo della trasmissione secondaria di una moto). Tra i vari argomenti trattati, oggi parliamo di vibrazioni, quei tremori e pulsazioni che fanno “sentire” la vita del motore e che - tanto o poco - si trasmettono per tutta la moto. C’è molta letteratura su questo argomento, soprattutto nella cultura americana (le good vibrations del titolo, appunto), mentre gli appassionati di moto inglesi d’epoca o di grossi monocilindrici hanno forse qualche altro tipo di ricordi… Comunque, il dibattito si è esteso anche all’interno della redazione e ne è uscito un bel confronto tra il “romantico” Nicolò Codognola e il “pragmatico” direttore Marco Riccardi. Ma siamo sicuri che dicano poi cose diverse?

P.S.: commentate e dite la vostra

Nicolò Codognola: vibrazioni sì, ma...

Parliamo delle Good Vibrations, mi propone il direttore, pensando che l’argomento mi possa infiammare. Ti aspettavi di leggere mie sperticate lodi alle vibrazioni, in questa pagina, Marco? In realtà, nemmeno a me piacciono troppo. Insomma: in venticinque anni trascorsi in sella ho guidato di tutto -tu più di me, e dovresti capirmi- e le moto che vibrano come ossessi proprio non mi fanno impazzire. Ricordo la Bultaco 350 e la Yamaha XT500, ma anche la Aprilia SXV550 e le Royal Enfield solo per citarne alcune: belle  fabbriche di sussulti e ronzii vari. Vanno bene per brevi tratti, ma poi ti stanchi, non c’è verso. Ricordo un amico con cui partecipai ad una edizione dell’Elefantentreffen: si presentò proprio con la suddetta Yamaha XT. Oltre 1.500 km tra andata e ritorno. Portava al polso un orologio con cinturino di metallo che, con tutte quelle vibrazioni, finì col ledergli il tendine del pollice. Ci vollero mesi perché riprendesse sensibilità al dito. Certo nemmeno le moto senza vibrazioni mi piacciono: sembrano elettrodomestici. Diciamo che le  vibrazioni ci vogliono, ma in giusta dose e intensità. In questi giorni ho provato una Harley-Davidson spinta da un motore Screamin’ Eagle di 1.800 cc. Una furia. E col giusto tasso di vibrazioni. Se ne avesse avute troppe, non l’avrei apprezzata così tanto. Se non ne avesse avute, l’avrei forse bocciata senza riserva. Ma tra il troppo e il nulla, ebbene sì, preferisco le vibrazioni. Ti fanno sentire la moto “viva” e poi ti rallentano un po’ il passo, lasciandoti godere il panorama: non acceleri oltre il dovuto e ogni tanto ti fermi per  sgranchirti.
Che cosa c’è di meglio?
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Marco Riccardi; vibrazioni no, ma...

Pensavo che tu, caro Nicolò, da perfetto cultore el mondo british fossi pronto a inchinarti nei riguardi delle  Good Vibrations. Va bene, per una volta abbiamo una opinione quasi comune. Ci può stare, ma almeno  accetta qualche sfumatura. Direttamente chiamato in causa dico perché le Good Vibrations non mi convincono più di tanto. Anzi, non è proprio vero, perché quelle che ricevo da altri stimoli sono decisamente più accettabili (cito la canzone dei Beach Boys, anno 1966, sesta in assoluto tra le song scelte dalla rivista Rolling Stone). Si potrebbe andare avanti una vita a disquisire sul tema abbastanza ritrito del  fatto che queste estreme palpitazioni meccaniche fanno sentire una moto "viva". A me sembra che vadano solo a minare il lavoro del mio dentista, facendo saltare l'otturazione di un molare. Per non parlare poi della integrità meccanica di un motore e del numero di viti che si perdono per strada se non sei tutti i minuti a controllare il serraggio dei dadi. Mi ricordo qualche inglese d'epoca che sembrava andare tutta a pezzi al solo momento di avviarla o quella monocilindrica da fuoristrada che quando la mettevi sul cavalletto  centrale e giravi l'acceleratore in folle, faceva letteralmente il giro di tutto il garage. Pistonate d'altri tempi e lontanissime se penso ai sistemi antivibrazioni che sono stati introdotti in quantità da una ventina d'anni a questa parte. Certamente i vigorosi e nerboruti colpi di una monocilindrica sono difficili da attenuare. Ho ancora nei polsi e sul sedere il ricordo della moto di quel gran appassionato e galantuomo che è Umberto Borile. Era la prima 500, quella col motore derivato dal propulsore GM da speedway di Giuseppe Marzotto. Ho avuto l'onore di avviarla per primo, ma mai sentite tante vibrazioni in vita mia. Però, ogni sconquassante tremore era accompagnato da un vigore che altre moto che ho guidato nemmeno si sognano.
Insomma, Nicolò, siamo comunque sulla stessa lunghezza d'onda, anzi sulle stesse Good Vibrations...
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