Pensavo che tu, caro Nicolò, da perfetto cultore el mondo british fossi pronto a inchinarti nei riguardi delle Good Vibrations. Va bene, per una volta abbiamo una opinione quasi comune. Ci può stare, ma almeno accetta qualche sfumatura. Direttamente chiamato in causa dico perché le Good Vibrations non mi convincono più di tanto. Anzi, non è proprio vero, perché quelle che ricevo da altri stimoli sono decisamente più accettabili (cito
la canzone dei Beach Boys, anno 1966, sesta in assoluto tra le song scelte dalla rivista Rolling Stone). Si potrebbe andare avanti una vita a disquisire sul tema abbastanza ritrito del fatto che queste estreme palpitazioni meccaniche fanno sentire una moto "viva". A me sembra che vadano solo a minare il lavoro del mio dentista, facendo saltare l'otturazione di un molare. Per non parlare poi della integrità meccanica di un motore e del numero di viti che si perdono per strada se non sei tutti i minuti a controllare il serraggio dei dadi. Mi ricordo qualche inglese d'epoca che sembrava andare tutta a pezzi al solo momento di avviarla o quella monocilindrica da fuoristrada che quando la mettevi sul cavalletto centrale e giravi l'acceleratore in folle, faceva letteralmente il giro di tutto il garage. Pistonate d'altri tempi e lontanissime se penso ai sistemi antivibrazioni che sono stati introdotti in quantità da una ventina d'anni a questa parte. Certamente i vigorosi e nerboruti colpi di una monocilindrica sono difficili da attenuare. Ho ancora nei polsi e sul sedere il ricordo della moto di quel gran appassionato e galantuomo che è Umberto Borile. Era la prima 500, quella col motore derivato dal propulsore GM da speedway di Giuseppe Marzotto. Ho avuto l'onore di avviarla per primo, ma mai sentite tante vibrazioni in vita mia. Però, ogni sconquassante tremore era accompagnato da un vigore che altre moto che ho guidato nemmeno si sognano.
Insomma, Nicolò, siamo comunque sulla stessa lunghezza d'onda, anzi sulle stesse Good Vibrations...