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Albania: dalla costa all’entroterra

L’Albania rimane uno dei pochi territori ancora intatti del Mediterraneo. Lì è possibile trovare spiagge incontaminate e acqua cristallina. Girando dalla costa all’entroterra abbiamo visitato la città storica di Argirocastro e la più moderna Saranda, simboli di un contrasto fra tradizione e modernizzazione. Il suolo albanese è anche Patrimonio dell’Umanità, con il Parco Nazionale di Butrinto, formato dalla Baia di Butrinto e dalle Lagune di Vrina, con piante e animali in via di estinzione

BAIA DI KAKOME

BAIA DI KAKOMECi siamo. Il Club Méditerranée, primo fra i tour operator, ha messo la sua prima bandierina sulla costa albanese: nella baia di Kakome, a pochi chilometri dal confine con la Grecia e dall’isola di Corfù. È solo l’inizio di un processo di colonizzazione turistica che tutti dovevano aspettarsi, anche per una terra avvilita da decenni di dittatura comunista e per altrettanti rimasta isolata dal mondo. Anzi, proprio per questo è riuscita a conservare centinaia di chilometri di spiagge incontaminate e acqua cristallina, un miraggio nello spremutissimo Mediterraneo. L’inizio dell’“invasione” dovevano aspettarsela anche i 300 pastori di Nivica, un nugolo di case sospese sulla montagna che domina Kakome, che ne rivendicano la proprietà. “Se Club Med costruirà i suoi bungalow, spareremo a un francese l’anno – ha dichiarato Vladimir Kumi, il capovillaggio, diventato un eroe da quando ha condotto i suoi compaesani contro le ruspe del tour operator d’oltralpe – ...chiediamo turismo sostenibile, che ci coinvolga, nel rispetto delle nostre tradizioni e che porti vero benessere alla gente di qui”. I risvolti legal-tribali di questa vicenda sono abbastanza rappresentativi della fase storica che sta vivendo il Paese delle Aquile: da una parte una realtà di estrema arretratezza, dall’altra gli occhi del mondo puntati addosso, che non aspettano altro di sfruttare questa nuova risorsa del “Sistema Adriatico”. Nulla importa se prima dei resort a cinque stelle servono molte altre cose, a cominciare dalle strade. Su 18.000 chilometri, ben 13.000 sono sterrati. E dei 5.000 asfaltati, a giudicare da quanto abbiamo visto, pochi sono realmente in buone condizioni. Nel nostro tour, che dalla costa ci ha portato ad esplorare l’entroterra dell’Albania, in molti casi l’asfalto, ridotto ai minimi termini, ci è parso molto più pericoloso della terra viva. Per questo abbiamo optato per due moto, Kawasaki KLE500 e Yamaha Tricker 250, che ci consentissero di affrontare con tranquillità fondi misti e a schivare con disinvoltura carretti, asini, Mercedes (l’auto istituzionale!) che animano anche le strade più importanti.

PAESE D’ALTRI TEMPI

PAESE D’ALTRI TEMPI È vero quello che la maggior parte della gente sa per sentito dire, e che cioè che l’Albania è un Paese d’altri tempi. È vero che la prima sensazione che suscita è quella di una terra rimasta congelata nel tempo: le pompe di benzina, i bus, le case, le insegne, ecc. a noi esseri inurbati paiono affascinanti oggetti di modernariato, ma in Albania sono la normalità e lo specchio di una realtà estremamente arretrata. C’è chi dice che il Paese di oggi somigli all’Italia degli anni ’50. Apparentemente è così, in realtà l’Italia di allora era già avviata in un cammino politico, sociale ed anche estetico che denotava una certa maturità. In Albania è tutto molto più confuso: dalla politica all’urbanistica, tutto sembra abbandonato al caos e al caso. Sali Berisha, un uomo del passato, è tornato al potere e non è certo l’uomo giusto per condurre il Paese fuori dalle sue endemiche magagne: l’emigrazione è senza fine e un Albanese su tre è all’estero, la disoccupazione supera il 30%, il salario medio è di 200 euro al mese, la criminalità a vari livelli imperversa, come la speculazione edilizia che sta deturpando la costa. La criminalità e la speculazione, anzi, sono vissute come delle scorciatoie per ottenere soldi e potere velocemente. Il caso della baia di Kakome è emblematico. Per gli Albanesi è bello ciò che è inurbato, forse perché sinonimo di civilizzazione, quella cui hanno ambito per molto tempo. C’è tanta voglia di recuperare il tempo perduto.

ARGIROCASTRO CONTRO SARANDA

ARGIROCASTRO CONTRO SARANDA In Albania tutto sembra avere una natura spontaneista: tutto sorge senza la minima programmazione. Anche il turista che vuole avventurarsi in questa terra prova un senso di disorientamento. Basti pensare, per esempio, che non esistono guide di viaggio dedicate al Paese, inoltre la cartellonistica locale non aiuta ad orizzontarsi. Avendo scelto di entrare in Albania dalla Grecia, prendendo una scorciatoia al 70esimo km della strada tra Igoumenitsa e Joannina, quindi snobbando la via principale, ci siamo dovuti rendere conto che per orientarci potevamo fidarci solo delle nostre intuizioni (l’assenza di indicazioni è anche un segno dei freddi rapporti tra Grecia e Albania). In dogana, ci chiedono 10 euro per il visto e 25 per assicurare temporaneamente ciascuna moto. La ragazza addetta alla pratica ci chiede dove abbiamo intenzione di andare, e ci regala una smorfia di disappunto quando le diciamo che siamo diretti ad Argirocastro: “No... dovete andare assolutamente a Saranda” , e pronunciando quel nome un sorriso a 36 denti le illumina il viso. È incredibile, per tornare al discorso sulla percezione del bello, come cambino i canoni a seconda dei punti di riferimento: per noi Saranda è l’emblema della foga immobiliarista che ha iniziato a rovinare la costa, per i locali è la dimostrazione che anche l’Albania può offrire strutture turistiche degne del Mediterraneo più ricco. Poco importa, poi, che degli edifici in costruzione solo la minoranza sia portata a termine e che, pertanto, innumerevoli scheletri di cemento arredino il paesaggio.

ARGIROCASTRO E BERAT

ARGIROCASTRO E BERAT Prima di arrivare alla più importante località balneare albanese, comunque, andiamo ad Argirocastro, la “città dai mille gradini” che, insieme alla “città dai mille occhi”, Berat, rappresenta per noi la vera scoperta del viaggio. Entrambe presentano un cuore antico che vale la pena visitare. Il borgo di Argirocastro (il nome, pare, derivi da quello della principessa Argyro che si gettò da una torre per sottrarsi alla cattura degli invasori ottomani) ha vicoli lastricati, case addossate le une alle altre, tetti ricoperti di scaglie di pietra. In posizione sovrastante si trova l’imponente fortezza, protetta da sette torri, che racchiude il Museo Nazionale delle Armi. Nella fortezza è ricostruita, a grandi tappe, la storia dell’Albania ma, soprattutto, da essa si possono apprezzare diverse vedute della città: la bella cordigliera dei Monti Ilunxhërisë, la piana sottostante e, purtroppo, anche le brutture dei quartieri moderni. La posizione della cittadina è molto appartata, tanto che non presenta vie dirette e veloci per raggiungere il mare: occorre tornare a sud e riprendere la strada che porta a Saranda, attraverso un valico che in salita è in ottime condizioni e in discesa pessime. Non perdetevi la “Blue Eye”, una fonte che la leggenda vuole custodita da un drago dalle dodici teste e che prende il nome dall’incredibile colore delle sue acque.

SARANDA, BAIA DI BUTRINTO, LAGUNE DI VRINA

SARANDA, BAIA DI BUTRINTO, LAGUNE DI VRINA È la base di partenza per il Parco Nazionale di Butrinto, Patrimonio dell’Umanità, forse la risorsa turistica più importante del Paese e uno dei “meno noti, meno frequentati e meno depredati” siti dell’antica civiltà del Mediterraneo, come ha avuto modo di dire lo studioso John Julius Norwick. Gli scavi hanno fatto emergere l’amalgama di civiltà che si sono susseguite nella zona (ellenica, romanica, bizantina, veneziana e turca). Ma la Baia di Butrinto e le Lagune di Vrina sono luogo di grande interesse anche per i naturalisti: vi sono, infatti, ospitate molte specie di piante e di animali in via di estinzione. Abbandonato questo luogo incantato, sarà abbastanza scioccante tornare a Saranda, anche perché la bella strada costiera che raggiunge la località balneare, se dapprincipio è costeggiata da ulivi, presto sarà fiancheggiata dai citati scheletri di cemento. Se non siete assetati di mondanità, vi consigliamo di fuggire verso il Lago di Butrinto e penetrare nel labirinto di strade secondarie che conducono a Mesopotam.

VIA DELLA MORTE

VIA DELLA MORTE Da Mesopotam ha inizio quella che volgarmente viene chiamata la “via della morte”, ovvero una strada costiera che, come lascia presagire il nome, non è in buonissime condizioni; in compenso, però, vi si può ammirare la costa con le sue spiagge infinite. Ci fermiamo al Golfo Palermo, un promontorio circondato da acque cristalline e dominato dal castello del sultano Alì Pascià Tepelene. C’è anche una trattoria dove, con pochi soldi, è possibile farsi una bella scorpacciata di pesce (cozze fritte). Poco più avanti, questa atmosfera da favola si scontra con quella piuttosto inquietante offerta dal tunnel militare dove, negli anni ‘50, si rifugiavano i sottomarini russi e oggi, forse, quelli occidentali. Tutto intorno, caserme e casematte decadute.

HIMARE, VALONA

HIMARE, VALONA Proseguiamo lunga la costa e attraversiamo Himare, un luogo infernale, un agglomerato orribile di case ma che, a quanto sembra, rappresenta una località di tendenza per gli Albanesi che, di sera, si accalcano sul corso al ritmo della musica turbo-folk. Visioni non troppo diverse si possono ammirare a Valona, una città che ancora non sembra essersi ripresa dagli anni della guerra civile (1997), quelli in cui la popolazione si ribellò ferocemente al governo che l’aveva fatta precipitare nella crisi delle piramidi finanziarie. Non è stata attuata nessuna opera di restyling, simile a quella fatta a Tirana dove il sindaco (provocando la perplessità degli abitanti) ha pittato le case del centro con i colori più sgargianti.

BERAT

BERAT Ancora una volta, ci viene voglia di fuggire dalla costa per cercare intimità nell’interno. La nostra meta è Berat, la cosiddetta “città dai mille occhi”, per via delle numerose finestre che animano le case dei quartieri di Mangalem e Gorica e che, in determinate ore del giorno, creano affascinanti giochi di luci. Come Argirocastro, è sovrastata da una fortezza che accoglie piccole chiese ortodosse e dalla quale si dominano i monti e la piana circostanti. Il castello, risalente al Basso Impero, compare nelle fortificazioni di Giustiniano e una grande testa che raffigura l’imperatore campeggia in uno dei grandi cortili interni.

OHRID

OHRID Proseguiamo il nostro cammino verso l’interno, su strade sterrate di montagna, gustandoci scene bucoliche che ormai in Italia si sono perse per sempre, e ci dirigiamo verso Ohrid, un grande specchio d’acqua (450 mq) che vanta in Europa il record di profondità (290 m). Il lago solo per un terzo è albanese: gli altri due terzi sono macedoni e sono anche i più spettacolari dal punto di vista paesaggistico.

BLOC NOTES

BLOC NOTES

MANGIARE E DORMIRE Mediamente alberghi e ristorantialbanesi hanno prezzi abbordabili.Tantissime sono le sistemazionifamiliari, ma è facile anche imbattersiin dimore lontane dai nostri standard di comfort.

Berat Abbiamo trovato un ottimorapporto qualità/prezzo all’HotelMangalemi, una specie dilocanda situata nel cuore dellacittà vecchia è possibile gustare cucina tradizionale.

Argirocastro L’Hotel Kalemi è una casatradizionale, accuratamente restauratadal proprietario in accoglienteguest house. Da nonperdere la colazione in balconecon spettacolare vista sulla cittàe i Monti Ilunxhërisë.

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