di Nicolò Codognola - 03 May 2017

Il paradiso dei motociclisti è in Friuli

Viaggio in moto in Friuli Venezia Giulia dove la Carnia è una meta ideale per le due ruote: itinerari e scenari mozzafiato, curve e paesini che paiono cristallizzati in un'altra epoca. Poi, scesi dalla moto, datevi al trekking e alla buona cucina. Ci siamo stati con le SWM Gran Milano e Silver Vase

Deformazione professionale

L'ora di partire

Partiti dalla redazione (Pero, MI), arriviamo in Friuli la sera tardi e trascorriamo la notte in hotel a Ravascletto (UD) lasciando le moto parcheggiate all’ingresso, insieme ad almeno una dozzina di altre, con targa tedesca: l’accoglienza mototuristica è adeguata e non è un caso che molti alberghi e ristoranti espongano il cartello “Welcome Bikers”. All’hotel Bellavista, dove abbiamo fatto base, c’è un’intera biblioteca di riviste di moto, quasi tutte straniere. Ci infiliamo anche l’ultimo numero di Motociclismo e partiamo. Ravascletto si trova nel punto più alto della Val Calda, chiusa a sud dal monte Zoncolan e a nord da una corona di vette che superano i 2.000 metri. Scendiamo verso ovest tra ampi tornanti e pascoli, raggiungendo in breve Comegliàns e la pittoresca frazione di Maranzanis, importante nodo viario posto alla confluenza di tre valli. Imbocchiamo la più occidentale e, dopo poche curve, ci accoglie un cartello a forma di orologio: “Val Pesarina, la valle del tempo”. Qui ingegnosi artigiani producono orologi da oltre 400 anni. Sono dappertutto: sulle facciate degli edifici, nei giardini delle case, nelle piazze, ce n'è persino uno ad acqua, che riempie dodici vasche al ritmo di una all'ora. Nel piccolo borgo di Pesariis c’è un museo dedicato a questa antica arte. Proprio in questo pugno di case, negli anni Trenta, gli imprenditori Fermo e Remigio Solari - discendenti di una famiglia che già costruiva orologi da torre nel Settecento - inventarono lo “scatto a cifre”, o “orologeria a lettura diretta”. Avete presente quei tabelloni che, prima dell’avvento degli LCD, mostravano l’ora senza l’uso delle classiche lancette? Ecco, proprio quelli. I cosiddetti “teleindicatori” si trovavano nei luoghi pubblici ma esistevano anche in formato… domestico. Da ottant’anni la Solari si è trasferita a Udine, ma la tradizione è nata qui.

Si sconfina in Veneto

Il nostro giro però è solo agli inizi. Proseguiamo dunque risalendo la stretta valle, attraversando boschi di impareggiabile bellezza e… lo scempio dei lavori di riqualificazione dell’area sciistica in zona Pradibosco: d’inverno sarà bellissimo, ma ora la strada attraversa ampie zone disboscate e spianate dai buldozzer sotto la mole del Clap Grande (2.487 m) e del monte Siera (2.443 m). Due ampi tornanti e ci troviamo davanti l’unico rettilineo di tutto il percorso: una striscia di asfalto perfetto che taglia in due la foresta per poco più di un chilometro. Poi, ancora curve. Tutte in salita seguendo le indicazioni “Forcella di Lavardet”, una bella strada sterrata - ma chiusa al traffico - che porta verso nord; noi invece proseguiamo sull’asfalto entrando, per un breve tratto, in territorio veneto: siamo nelle valli del Cadore. Volendo, potremmo viaggiare agilmente verso ovest, ma al primo bivio teniamo la sinistra, scavalliamo rapidamente la Sella di Razzo (1.800 m) e torniamo a scendere, verso Sauris. Il territorio cambia: siamo sempre in un magnifico scenario alpino che alterna zone boschive a pascoli, ma i fianchi delle montagne, di friabile roccia calcarea, sono rigati da pioggia e ghiaccio. Il risultato è un caleidoscopio di colori, che va dal verde alle mille sfumature della terra e delle rocce. Ci fermiamo per riempirci gli occhi. Davvero è poco conosciuta questa regione: da che abbiamo imboccato la Val Pesarina avremo incrociato meno di dieci auto, una manciata di moto (sempre straniere) e qualche ciclista. Questa quiete, le montagne e il perfetto stato dell’asfalto ci fanno innamorare ancora di più di queste strade. Che sono da godere a ritmo tranquillo.

Classicamente SWM

Oasi naturale

Costeggiamo il lago artificiale di Sauris e, alla diga che lo contiene, troviamo interrotta la strada principale che conduce a valle, verso Ampezzo. Abbiamo una piacevole alternativa: il Passo di Pura che, tra boschi e vedute mozzafiato sulla valle del Tagliamento, ci porta allo stesso punto, ma con un maggior numero di curve. Ad Ampezzo pausa e pranzo. Ecco: se aveste ancora dei dubbi sulla possibilità di trascorrere qualche giorno in Carnia, sappiate che mettersi a tavola è un buon modo per scioglierli del tutto. I nostri piatti locali preferiti sono i cjarsons, ravioli con ripieno dolce o salato, annegati in un mare di burro fuso. La guida postprandiale è, almeno nei primi km, leggermente rallentata dall’eccesso di calorie, ma smaltiamo alla svelta lasciando la Statale 52 che porta a Tolmezzo, inerpicandoci verso la pittoresca località Pani sopra Raveo e poi da Villa Santina verso Curiedi, dove una dolce distesa prativa è spalmata sul dorso morbido delle propaggini meridionali del Monte Arvénis. Questo altopiano, tra faggete e abetaie, racchiude un’area protetta dal 1998: la Torbiera di Curiedi, ecosistema unico nel suo genere. Da qui la strada scende nuovamente verso valle e raggiungiamo in breve Arta Terme, adagiata sul Torrente But, per poi chiudere l’ampio anello aperto stamattina.

Tramonto sullo Zoncolan

È ormai sera, ma ancora presto per cenare. Andiamo così a goderci il tramonto sullo Zoncolan: scegliamo di salire dal versante occidentale, per breve strada che, Da Liariis, conduce alla sommità con tornanti stretti raccordati da rettilinei con pendenze fino al 22%. Le SWM salgono agili verso una vetta che è stata teatro delle tappe più probanti e appassionanti del Giro d’Italia, che qui è passato cinque volte tra il 2003 e il 2014. Una decina di anni fa, qui si è tenuta la 20esima Biker Fest ed era un delirio di moto, accorse qui da tutta Europa. Oggi è tutta un'altra cosa: a parte qualche emulo di Ivan Basso (memorabile la sua ascesa solitaria e vittoria di tappa nel 2010), siamo soli. Spenti i motori, ci sediamo ad ammirare lo spettacolo del sole che si nasconde dietro le Alpi inondando tutto con una luce dorata che fa la felicità del nostro fotografo. Nonostante il lauto pranzo, la fame si fa di nuovo sentire e scendiamo dal versante opposto, verso Sutrio, su una strada deserta e ampia, con curvoni veloci che ispirano una gara in salita o il test di tenuta delle gomme. In albergo, i gestori ci chiedono come sia stata la nostra giornata e ci consigliano la “Panoramica delle vette”, una strada anche sterrata che offre un magnifico colpo d’occhio su tutta la Carnia e che parte proprio a poche centinaia di metri dall’hotel. Teniamo buona la dritta per domani, magari con una sosta in malga ad assaggiar formaggi...

Cosa fare, dove mangiare e dormire

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