a cura della redazione - 09 January 2017

La svolta

Prova della Indian Scout Sixty: pregi e difetti della moto con cui la Casa americana punta ai più giovani. Come va la custom cruiser entry level di Springfield? Vanta un motore vivace, una guida intuitiva e una linea accattivante. Con un po' più di luce a terra sarebbe anche meglio

Mille è una cubatura importante, ma…

Uguale solo fuori

Bene il comfort

DIVERTE TRA LE CURVE, MA LE PEDANE STRISCIANO

Fatto salvo un raggio di sterzata un po’ troppo ampio, la maneggevolezza è più che buona e anche nel traffico la Sixty si destreggia senza problemi. Le sospensioni assorbono discretamente le asperità urbane: la forcella scorre bene; più secca la risposta dei due ammortizzatori posteriori, la cui corsa è un po’ limitata. Nel misto la ciclistica restituisce buone sensazioni: l’agilità è di primo livello -considerata la tipologia di moto- e solo nei curvoni più veloci si vorrebbe un po’ più di rigore nelle sospensioni. Nonostante la generosa sezione delle gomme, la Sixty è pronta nei cambi di direzione e nelle correzioni di traiettoria. Il limite vero viene dalla luce a terra: rispetto ad altre cruiser è lievemente migliore, ma guidando allegri -e la moto invoglia a farlo- si finisce con il limare le pedane sull’asfalto, arrivando in alcuni casi a dover allargare le traiettorie. Peccato perché con una ciclistica così equilibrata, il vivace bicilindrico avrebbe modo di esprimere al meglio la propria esuberanza. 

Motore brioso

Eh, già, perché il motore è una vera goduria, a partire dal sound, pieno e vigoroso. Pur non avendo la schiena ai più bassi regimi del “fratello” di 1133, ne replica però le caratteristiche di fluidità ed elasticità, aggiungendo un pizzico di verve in più nella prontezza ai richiami del gas. Senza le pistonate tipiche di certi V-twin, questa unità riprende senza sussulti sin da 1.500 giri, con una progressione da riferimento. La spinta è convincente ai medi e non è necessario raggiungere il limitatore per sfruttarne la buona coppia. La frizione è ben modulabile e solo in contesto cittadino, dove è spesso chiamata in causa, vorremmo un comando più dolce: la forza richiesta per azionarla è superiore alla media. Un po’ duro negli innesti, ma preciso, il cambio. La marcia in meno rispetto alla Scout 1133 si fa sentire solo nel passaggio tra la quarta e la quinta, che è abbastanza lunga e di tutto riposo per il motore. Per il resto la spaziatura è perfetta. Così come (quasi) perfetta è la frenata: l'ABS interviene solo nei panic-stop e la potenza dei due dischi (di uguale diametro su entrambe le ruote) non manca. Il posteriore è più incisivo e pronto; non troppo progressiva invece la modulabilità dell'anteriore. 

Per molti, ma non per tutti

LARGO AGLI ACCESSORI!

Il catalogo Indian è ben fornito di componenti per arricchire la Scout: la Sixty assume un aspetto più vintage con le ruote a raggi, borsello da serbatoio e sella in cuoio, portapacchi posteriore in acciaio cromato, borse laterali in pelle. C'è anche uno scarico, sempre doppio su un lato, ma con silenziatori tipo "slashcut" dal timbro accattivante.

DATI TECNICI e prezzo

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