a cura della redazione - 21 December 2016

Kawasaki GPz 900 R: foto, storia e prova

Costruita dal 1983 al 2003, la Kawasaki GPz 900 R è uno straordinario esempio di successo e longevità produttiva. Merito della tecnica innovativa, della linea affascinante e di una costruzione accurata. Ma soprattutto delle eccezionali prestazioni, che ne fanno il riferimento per chi desidera una sportiva senza compromessi

la risposta kawasaki a Honda e yamaha

L'inizio degli anni 80 è un epoca particolarmente felice per la moto. L'industria nazionale, forte di nomi storici, viaggia a gonfie vele con prodotti apprezzati sia in Italia che all'estero, e quella giapponese è tutta un fiorire di nuovi modelli che soddisfano ogni gusto e desiderio. Non c'è sul mercato un segmento fortemente predominante, le moto si vendono tutte bene, dalla sportiva alla turistica, dalla fuoristrada specialistica alla enduro tutto-fare, da 125 a oltre 1.000 cc. Dalla fine del decennio precedente l'evoluzione tecnica di motori e ciclistiche ha compiuto passi da gigante, e praticamente ogni mese arriva una bella novità. Per Kawasaki, colosso industriale con ramificazioni in moltissimi campi della siderurgia pesante, il settore motociclistico rappresenta solo un interesse minore, ma ciò non significa che per i vertici della Casa sia una voce da trascurare. Anzi da quando, nel 1972, ha presentato la sua splendida Z1 900 quattro cilindri quattro tempi, la Kawasaki è diventata la maggior concorrente della Honda, che fino a quel momento dominava il mercato delle maxi-moto con la gamma CB Four. La Z1 è più grossa, più "scenografica" della CB750, ed ha un motore bialbero contro il monoalbero della Honda. Ma per la tecnica motociclistica in quei primi anni 80 il tempo scorre più velocemente e la pur affascinante Z1 comincia a dar segni di invecchiamento: Honda con le nuove CB bialbero ha colmato il divario con la Kawasaki, ma è arrivato pure il nuovo "siluro" Yamaha, la FJ 1100. Kawasaki, con la mastodontica Z1300 sei cilindri del 1979, ha già in parte reagito ai contrattacchi, ma si tratta di una grossa GT che non viene a competere con le sport-tourer 4 cilindri delle Case concorrenti. Ed anche le GPz 750 Turbo e 1100 non hanno trovato quel successo che la Casa di Akashi si aspettava dopo i fasti della Z1. Serve insomma qualcosa di nuovo che lasci il mercato... a bocca aperta.

Motore innovativo e compatto

ciclistica con soluzioni da GP

vestita, ma non troppo

Per l'estetica della moto si ricorre al "family feeling" con le affermate GPz 1100 e 750 Turbo. In pratica una silhouette continua che unisce il cupolino con il codone, integrando il serbatoio. Il motore, verniciato come gli scarichi in nero semilucido, è la parte che più deve colpire in questa moto, quindi non lo si nasconde completamente con una carena troppo estesa. Questa è comunque necessaria anche per integrare e sostenere i radiatori di olio e liquido refrigerante ed è il risultato di lunghi studi in galleria del vento, dove si è ottenuto l'ottimo Cx di 0,33. Due sole le tinte proposte: rosso-nero metallizzato e blu-argento metallizzato. Nell'autunno del 1983, la GPz 900 R (qui la gallery) è presentata alla stampa internazionale specializzata sulla pista di Laguna Seca in California (negli USA si chiama Ninja: è la prima Kawasaki a fregiarsi di questo glorioso nome). Sono 18 gli esemplari a disposizione dei tester, con anche la possibilità di un confronto diretto con le GPz 1100 e 750 Turbo. Gli appassionati europei hanno invece modo di vedere e toccare la GPz 900 R prima al Salone di Parigi in ottobre e poi a quello di Milano in novembre, sempre del 1983. Secondo le prime impressioni della stampa, la nuova GPz 900 R è già la moto di riferimento per gli sportivi e il nuovo limite dell'industria motociclistica mondiale in questo settore.

Kawasaki GPz 900 R: 210.000 esemplari in 20 anni

COME VA: "SOLO PER ESPERTI"

Ripercorriamo le note di Motociclismo pubblicate sul numero di agosto 1984, sottolineando i punti salienti così da "immergerci" nella prova fatta più di trent'anni fa. “Nuova frontiera delle supermoto. Senza ricorrere a soluzioni tecniche particolarmente complicate, questa nuova 4 cilindri ha battuto tutti i primati di categoria. Vanta un prezzo competitivo. I risultati delle nostre prove strumentali e il formidabile successo di vendita dimostrano che la Casa giapponese ha colpito il segno. La prontezza all'avvio e il tiro in basso del motore sono piuttosto insoliti per una moto così strapotente. La Kawasaki GPz 900 R è la prima moto di questa classe che monta un alberino contro-rotante per contrastare le vibrazioni, avvertibili ancora su manubrio, pedane, e serbatoio, ma per la verità poco fastidiose. Oltre i 6.000 giri il motore spinge senza incertezze e oltre i 7.000 (che significa viaggiare in sesta ad oltre 170 km/h), ci si sente catapultare in avanti. A questi regimi il motore fornisce il meglio di sé. La GPz 900 R, che nella categoria oltre 750 detiene almeno tre record prestigiosi (400 m da fermo, velocità massima e potenza specifica), è stata progettata per una guida decisa su strade aperte. Costretta invece nel traffico cittadino, con una carenatura particolarmente attillata che non consente lo smaltimento del calore, ricorre costantemente all'elettroventola per mantenere il liquido refrigerante intorno ai 97°C. Questa stufa accesa tra le gambe crea un certo disagio se non si è adeguatamente equipaggiati. La posizione di guida è ottima per l'impiego sportivo. Quando invece si ripiega sulla guida turistica, si rimpiangono molte cose: un manubrio lievemente più largo, una sella meno dura, una posizione migliore per il passeggero ed infine, d'estate, un po' meno calore proveniente dal motore.
Ma venendo alle caratteristiche di guida e comportamento sul veloce, la stabilità è eccezionale sotto tutti i punti di vista. Si pennellano le traiettorie con una precisione ed una tenuta dei pneumatici veramente esemplare, senza timore che nulla strisci a terra. I freni svolgono egregiamente il loro compito. La GPz 900 R si adatta splendidamente all'utilizzo in circuito e riesce a non sfigurare nei confronti di macchine espressamente realizzate per le corse. Su strade aperte, magari in montagna, si paga un po' il prezzo di un manubrio stretto per controllare tanti kg (240) e di un motore che dà il meglio oltre i 6.000 giri. In questi casi inoltre è necessario contrastare una evidente tendenza al sovrasterzo: il pilota deve prendere in mano la situazione con autorità ed è necessaria una guida di forza.
Questa splendida Kawasaki si indirizza agli appassionati di guida veloce, esperti e competenti, finalmente appagati da tutto ciò che è umanamente possibile chiedere ad un mezzo motorizzato su due ruote. Non ci sentiamo invece di consigliarla per uso turistico, per il quale molte cose lasciano a desiderare. Una moto infine decisamente sconsigliabile agli inesperti”.

DATI TECNICI e prestazioni (dichiarate e rilevate)

© RIPRODUZIONE RISERVATA