Indian special per flat track: Chief Racer by Roland Sands
L’arte di rendere le moto irriconoscibili
Che tipo, Roland Sands! Passa dalle bobber alle moto da cross, dalle moderne naked alle sportive d’epoca a 2T (cliccate qui per i nostri articoli sulle sue special). Un genio, per tanti versi. E un preparatore trasversale, che passa serenamente da un Marchio all’altro. Ultimamente però si è appassionato alle Indian. Ha esordito lo scorso anno a Sturgis, con la Track Chief e noi eravamo là a documentarlo in prima persona (qui le foto di Sturgis 2014, ma anche nella gallery dell’articolo che state leggendo ci sono foto della Track Chief). Poi è stata la volta della Project 156 - ufficialmente una Victory, ma dalle immagini si capisce che il motore è quello di una Indian Scout, benché ampiamente modificato - con cui si è dato l’assalto ai 156 tornanti della Pikes Peak. Ora è la volta di un’altra special, commissionata dalla società assicurativa americana Geico: è una Chief irriconoscibile (qui le foto della Classic di serie nella nostra comparativa Cruiser, qui quelle della special…).
Roland Sands è un ex pilota e guida le sue special
Interpretazione flat track per una Indian Chief…
Il motore, il massiccio V-Twin Thunderstroke 111 di 1.800 cc, è messo in risalto da una ciclistica e da sovrastrutture ridotte ai minimi termini e tuona attraverso una coppia di scarichi in titanio della Roland Sands Design. Il telaio, opera d’arte coperta solo da vernice trasparente per lasciare a vista la quantità e la qualità delle saldature, è una sottile e resistente gabbia di tubi d’acciaio in acciaio al cromo-molibdeno con retrotreno rigido. La forcella a balestra Kiwi Indian profondamente modificata e dotata di uno smorzatore idraulico Fox di una bici da downhill con regolazioni in compressione ed estensione alle alte e alle basse velocità. Le ruote sono disegnate dallo stesso Roland Sands e sono specifiche per uno smontaggio rapido, necessario tra una batteria e l’altra nelle gare di Flat Track. Davanti non c’è freno (non serve in questa disciplina), mentre dietro c’è un potente disco autoventilato realizzato in collaborazione con la Lloyd Brothers Motorsport e Johnny Lewis, specialisti del Flat Track.