di Federico Aliverti - 13 October 2013

La severa punizione a Honda: grosso errore senza precedenti

Per la prima volta nella storia del motociclismo una moto passa le verifiche tecniche e poi viene penalizzata perché “bisogna migliorarne la sicurezza”. Riflessioni dopo la penalizzazione inflitta alla Honda a seguito del contatto Marquez/Pedrosa ad Alcaniz

La severa punizione a honda: grosso errore senza precedenti

In seguito all’incidente tra Marc Marquez e Dani Pedrosa, il direttore di gara Mike Webb ha comminato una penalizzazione di 25 punti alla Honda perché “i Costruttori devono puntare a migliorare la sicurezza dei propri piloti” (qui la “sentenza” e le… reazioni). La Casa nipponica si vede dunque sottratti i punti conquistati con la vittoria di Marquez ad Alcaniz a causa della mancata protezione del sensore posteriore del controllo di trazione. Vale a dire che si punisce una Casa per come costruisce la propria moto da corsa nonostante la stessa moto abbia superato regolarmente le verifiche tecniche: si tratta di un provvedimento che non ha precedenti nella storia del motociclismo. Una decisione del genere desta più di una perplessità se si ripercorre la storia recente del Motomondiale. Dove si scopre che esistono episodi ben più gravi di quello di Alcaniz e che i protagonisti, oltre a Honda, sono Aprilia, Bridgestone, Ducati, Kawasaki, Suzuki, Yamaha. Insomma tutti quanti.

 

STORIE DI INCIDENTI GRAVI E “IMPUNITI”

Nel 2000, ad Assen, Kenny Roberts vola in cielo a 180 km/h a causa di un grippaggio della sua Suzuki RGV500. Cade di schiena senza riportare conseguenze. Nell’aprile 2003 a Suzuka Daijiro Kato perde la vita in sella alla sua Honda RCV 211 a causa del malfunzionamento del ride-by-wire. La gara non viene neppure interrotta. Pochi mesi più tardi l’Aprilia MotoGP di Colin Edwards prende fuoco al Sachsenring a causa della fuoriuscita di carburante dal tappo del serbatoio fissato in modo maldestro. Il pilota texano evita di essere avvolto dalle fiamme lanciandosi dalla moto a circa 150 km/h. Al Mugello, nel 2004, Shinya Nakano rischia la vita a causa di uno pneumatico Bridgestone difettoso: la gomma posteriore della sua Kawasaki ZX-RR esplode in pieno rettilineo e il pilota perde il controllo del mezzo a 300 km/h andando a terminare la sua scivolata (miracolosamente incolume) contro il muretto a bordo pista. Nel giugno del 2006 al via del GP di Barcellona la Ducati Desmosedici di Sete Gibernau si ribalta in pieno rettilineo coinvolgendo l’incolpevole compagno di squadra Loris Capirossi che finisce in ospedale perdendo probabilmente in quell’occasione il Mondiale. Con la protezione della leva del freno, i tre piloti coinvolti nell’incidente (Gibernau, Capirossi, Melandri) non sarebbero finiti a terra a oltre 200 km/h. L’anno scorso a Laguna Seca Ben Spies cade al Cavatappi a causa del cedimento del forcellone della sua Yamaha M1. E via così.

 

LA SCELTA DI UNA PUNIZIONE POLITICA

Potremmo continuare all’infinito anche con altre Case e con altri Marchi, proponendovi uno sterminato campionario di perdite d’olio, grippaggi, cappottamenti, pastiglie freno non fissate alle pinze. Ma a questo punto occorre soffermarsi e domandarsi invece come mai nessun team e nessuna Casa siano mai stati penalizzati per aver arrecato, sia pure involontariamente, pericolo al proprio pilota. Nelle intenzioni di Dorna e della Safety Commition la penalizzazione alla Honda ha l’obiettivo dichiarato di voler tutelare l’incolumità dei piloti. Ben venga questo fantastico, contagioso desiderio di sicurezza, verrebbe da dire. Salvo poi ragionarci un po’ su e registrare la natura tutta politica di questa penalizzazione. Per prima cosa non si poteva dare solo una pacca sulle spalle a Marquez (gli è stato comminato solo 1 punto sulla patente, cosa che di fatto equivale a una semplice ammonizione) senza dare una contropartita alle Case e ai team concorrenti. Honda lo sa e per questo io credo non farà ricorso. E poi ci sono troppi precedenti, quest’anno. La spallata di Jerez a Lorenzo, il taglio del Cavatappi, la caduta a 330 km/h al Mugello. La sanzione è, per così dire, cumulativa.

 

TROPPE DECISIONI A TAVOLINO ROVINANO IL MOTOCICLISMO (E LO SPORT IN GENERALE)

La scelta di penalizzare così duramente la HRC per un incidente nel quale ha una responsabilità ridotta a me pare scellerata. Per due motivi. Il primo è che usando due pesi e due misure con la stessa Honda non si fa una bella pubblicità al nostro sport: perché il motivo tecnico del gravissimo incidente di Kato è passato sotto silenzio? Perché invece tanto clamore per l’assenza di un paracolpi lungo 5 centimetri in un posto dove mai e poi mai tornerà a posarsi il gomito di un altro Marquez?

La seconda ragione è che da oggi in poi sarà più facile decidere i Mondiali a tavolino. Prendiamo ad esempio la circostanza più classica: cedimento del motore e perdita d’olio. Ebbene, se per un cavetto tranciato da un mio pilota al suo stesso compagno di squadra mi merito 25 punti di penalizzazione, cosa mai mi posso aspettare se inondo una curva d’olio e ci scivola sopra il top rider della Casa concorrente che magari si sta giocando il Mondiale e si fa pure male?

Mi faccio un’ultima domanda: se la Direzione Gara può entrare nel merito delle scelte tecniche della Casa motociclistica più grande del mondo, quali altri poteri si attribuirà la Dorna negli anni a venire?

 

P.S.: questo fine settimana non abbiamo commentato l’esito del nostro sondaggio del lunedì che trattava proprio della punizione a Marquez (qui i risultati). La direzione gara ha spiazzato pure noi di Motociclismo: tra le opzioni di risposta non avevamo previsto quello che poi invece è successo, e cioè Marquez “innocente” e Honda “colpevole”.

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