di Paola Verani - 27 August 2013

La via più tortuosa per raggiungere il più bel mare di Roma

Le vacanze sono finite, o quasi. La vita da spiaggia un mero un ricordo. Ma il mare si può godere in tanti modi, anche dall’alto. Come in questo itinerario che lambisce uno dei più bei tratti del litorale pontino ma cerca di tenerne le distanze, prendendo quota

La via più tortuosa per raggiungere il più bel mare di roma

Ci sono molti modi di arrivare al mare. Se vi trovate a Roma, fra le tante possibilità ci sono le vie consolari, ovvero le grandi arterie costruite per agevolare il collegamento fra l’Urbe e i suoi porti, le sue saline, le sue colonie. Erano e sono tutt’ora il modo più diretto per raggiungere luoghi ameni. Prendendo l’Aurelia, per esempio, si arriva velocemente a S. Severa e al tratto litorale a nord di Roma (Santa Marinella, Ladispoli); prendendo l’Appia, “regina viarum”, si raggiunge in un’ora Terracina e il tratto di costa a sud della capitale (Sperlonga, Gaeta, Formia), imboccando l’Ostiense ve lo potete immaginare dove si arriva. Queste vie sono, però, anche il modo meno emozionante per arrivare al mare. Si tratta, infatti, di grandi rettilinei che tagliano la campagna scaricandoti direttamente sulla costa; ma tutto ciò che si trova in mezzo, fra l’Urbe e l’arena, scorre troppo velocemente.

 

GLI ICEBERG DI ROCCIA

Noi che amiamo assaporarci le cose lentamente, prima di mettere i piedi in acqua vogliamo goderci il mare da lontano, un po’ a spizzichi e bocconi: scorgere l’orizzonte, vedere la vegetazione cambiare, catturare scorci e visioni insolite mentre “disegnamo” un tornante... Avendo come meta Sperlonga, secondo noi una delle più belle località di mare italiane, il modo meno diretto per raggiungerla è inerpircarsi su per la dorsale che si snoda parallela alla costa sud di Roma, costituta dai Monti Lepini. Provenendo dalla via dei laghi, ci s’imbatte prima nei borghi di Norma e Cori, poi nella splendida oasi naturale di Ninfa e nell’altro gioiello della famiglia Caetani, la deliziosa cittadella di Sermoneta. Il nostro tour ha inizio, in realtà, dal paese di Priverno, che sovrasta il complesso abbaziale di Fossanova, il primo centro cistercense in Italia, che da solo merita il viaggio. Ci troviamo a circa 100 metri di altitudine, a dividerci dal mare la distesa dell’Agro pontino. Proseguiamo oltre Sonnino, in direzione di Camposoriano. Ai più questo nome non dirà granché, eppure dal 1985 la località, estesa circa 3 kmq, è considerata monumento naturale ed è stata posta sotto tutela per via della presenza di strani “iceberg” di roccia che si stagliano da terra, raggiungendo anche i 15 metri di altezza. L’effetto di questi curiosi monoliti è simile a quello offerto da Stonehenge: inquietante.
 

DA GIOVE A FRÁ DIAVOLO
La terza tappa del nostro tour è S. Angelo, il monte che incombe sulla cittadina di Terracina. Per raggiungerlo non possiamo proseguire in costa ma è necessario scollinare e poi risalire seguendo le indicazioni per il tempio. Molti turisti, intenti a raggiungere frettolosamente il mare, tralasciano di alzare lo sguardo verso l’imponente struttura sacra, il tempio eretto in onore Giove fanciullo (anxur), di cui rimane solo la base con le 12 arcate. È una splendida terrazza che offre un colpo d’occhio su piana e isole pontine, il Circeo, Sperlonga e, nei giorni più limpidi, Ischia e il Vesuvio. Anche il vecchio nucleo medievale di Terracina, posto sul pendio del colle, con la Cattedrale di S. Cesareo e il Foro Emiliano, merita una passeggiata. Scesi a valle, ci addentriamo nella piana di Fondi, nota fra l’altro per le ottime mozzarelle di bufala (ma anche per l’antica Trattoria da N’Dino, tel. 0771/511435). La leggenda vuole che la cittadina, raccolta su tre lati dai Monti Ausoni e dalle propaggini degli Aurunci, sia stata edificata nientemeno che da Ercole, nel posto in cui punì il gigante Caco, colpevole di avergli rubato i sacri buoi. La Storia, invece, la vuole “città di Satana”, perché sede del conclave che elesse Clemente VII, l’antipapa.

LA MEDINA PONTINA
Proseguendo per la via Appia, in pochi chilometri si arriva ad Itri, un altro borgo diviso tra sacro e profano: è infatti sede del Santuario della Madonna della Civita, meta di pellegrinaggio, ma anche città natale del brigante frà Diavolo. Dal paese parte una stupenda strada panoramica, tutta tornanti, che conduce a Sperlonga, meta del nostro pellegrinaggio. La possiamo intravedere da lontano, inconfondibile, con le sue case bianche arroccate su uno sperone di roccia. Ricorda la medina di Fès, oppure l’Alfama di Lisbona, insomma i vicoli (intonacati di bianco) di un paese arabo. Le sue viuzze formano un dedalo inestricabile e tutti, attraverso una serie infinita di scale, portano al mare, tra i più puliti del litorale laziale. Il borgo deve il suo nome alle speluncae, ovvero alle grotte naturali che si aprono lungo la costa. Una di queste cavità fu utilizzata dall’imperatore Tiberio per costruire una sontuosa residenza estiva. I ruderi della villa sono visitabili e raggiungibili dalla spiaggia di Levante, un’autentica perla del Tirreno. Scampata inspiegabilmente al turismo di massa fino a una decina di anni fa, Sperlonga è stata a lungo luogo di ritrovo degli intellettuali della capitale. Oggi, purtroppo, si cerca di salvarla dall’invadenza dei vacanzieri alzando i prezzi degli alloggi e chiudendola al traffico, insomma trasformandola in una specie di Capri continentale. Anche bar e trattorie sono piuttosto cari, soprattutto quelli che si trovano nel cuore della medina. Consigliamo, invece, sono invece raccomandabilissimi quelli sulla spiaggia, in particolare la Grotta dei delfini, tel. 0771/548210, www.grottadeidelfini.it

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