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Andate a scuola, somari!

Imparate a usare il freno dietro in pista senza fare tante storie. Invece serve, eccome. Lucchinelli ti vede anche se è davanti. A 77 anni farò un giro record a Imola

Andate a scuola, somari!

Il mio precedente articolo sul DRE (la scuola guida in pista Ducati Riding Experience) è stato molto apprezzato, e quindi - a grande richiesta dei miei tredici lettori - proseguo con la seconda parte. Parto da qui: il Maestro Marco Lucchinelli. Ho già raccontato i dubbi che avevamo sulle qualità didattiche di Cavallo Pazzo, e il timore, quasi, di entrare in pista con un pilota che, lo avremmo giurato, ci avrebbe fatto vedere i sorci verdi. Invece Marco in pista ci ha sorpresi, per la bellezza della sua guida, una danza, una lezione di fioretto, un’opera d’arte. E c’è dell’altro. Per esempio ha sfatato un mito, quello dell’inutilità del freno dietro in pista.

 

IN PISTA IL FRENO DIETRO NON SERVE

Non serve per una serie di motivi. Prima di tutto è già debole di costituzione: provate a fare i 200 e poi fermarvi, prima con il solo freno anteriore; poi solo con il posteriore. Sapete già che in questo caso lo spazio d’arresto sarebbe almeno il triplo. Peggio ancora in pista. Quando si frena forte, e questo si vede anche in TV, la ruota dietro non tocca manco terra, al massimo sfiora l’asfalto; allora a cosa serve frenare? Meglio, quindi, lasciar perdere il pedale, ma stringere le gambe, puntare bene le mani e concentrarsi sul manubrio, puntando alla corda. Mamola non lo usava il freno dietro, non andava male, no? 

 

IN PISTA IL FRENO DIETRO SERVE

Serve, serve, eccome! Noi pensavamo che Marco ci dicesse tante cose sulla guida in pista, come poi è stato, ma mai che la prima fosse “Usate il freno dietro!”. E invece taaac, beccati subito, nessuno di noi provetti pilotini lo usava. Io una volta lo usavo, quando beltà splendea negli occhi miei ridenti e fuggitivi, e andavo a spasso per Misano con la mia GSX-R 1100, ma poi mi sono sforzato per non usarlo più. Per ascoltare il solito saputone che alla fine, dopo “n” anni, ho scoperto che invece non sapeva un bel cavolo.

 

DURI DI COMPRENDONIO

Comunque non è stato facilissimo metterci in testa che il freno dietro serve in pista. Penso perché, come a scuola, non eravamo capaci di usarlo e allora trovavamo tutte le scuse per evitarlo: “Secondo noi non serve”. E per confutare la nostra tesi giù teorie, disegni, grafici, esempi... “Mi fa male il piede”. “Mamola non l’ha mai usato”. "Infatti - ha risposto Marco - non ha mai vinto un Mondiale, al massimo è arrivato secondo. Se l’avesse usato sarebbe arrivato primo”. Ah. Ecco.

 

PERCHÉ SERVE E COME SI USA

Il freno dietro in pista serve tantissimo. Per esempio se arrivi leggermente lungo: lo usi in piega, rallenta, e fa chiudere la traiettoria. Perché fa sedere la moto. Se freni con l’anteriore la moto tende invece a raddrizzarsi e la ruota anteriore può prendere sotto. Il freno dietro si usa anche in rettilineo, ma un attimo prima di quello davanti, così mette in assetto la moto preparandola per la curva. Serve quindi a stabilizzare. Poi, ma qui siamo all’università, si usa anche per derapare in ingresso di curva e per dare una regolata al motore: se la ruota dietro pattina, una pinzatina rimette a posto le cose. Lo fa rapidamente, perché se molli il gas è pericoloso per l’hi-side, e poi la correzione non è immediata perché il motore ha comunque inerzia, mentre il morso sul disco è immediato.      

 

MARCO NON LO FREGHI

Insomma, entriamo tutti in pista e oltre a imparare in una volta tutte le novità che ci hanno spiegato ai box - traiettorie, marce, frenate, gas, sedere di qua, sedere di là, gambe, piedi, braccia...- già che ci siamo mettiamoci pure il freno posteriore. Una parola. Massì, certo che lo usiamo, a volte, un po’ come spigolare. Facciamo tutto, crediamo di fare tutto, ma sappiamo anche che è un po’ così, come scrivere con la sinistra (se sei destro), fai degli sgorbi che manco capisci cosa sono. 

E poi Lucchinelli secondo me ha delle spie nel circuito che ci guardano e poi spifferano tutto. Tipo, arriviamo ai box e dice: “Tu - cioè io - alla Villeneuve non hai frenato dietro e poi hai sbagliato marcia”. Ah, stika, vero, beccato in pieno. Poi era davanti. Come avrà fatto a capire tutte ‘ste cose guardano dagli specchietti, poi. 

 

CHIUDIAMO IN BELLEZZA

Nel DRE 2004 Marco, che mi seguiva, mi ha detto: “Però Aldo, l’uscita dal Tamburello l’hai fatta proprio bene. Ho pensato, adesso lo passo e invece non ce n’era”. 

Soddisfazione

Nel DRE 2005 (sapete che sono stato bocciato e con grande disappunto ho dovuto ripetere la scuola) Marco, che mi seguiva, mi ha detto: “Però Aldo, l’uscita dalla Tosa l’hai fatta proprio bene. Ho pensato, adesso lo passo e invece non ce n’era”. 

SODDIFAZIONE AL QUADRATO

Calma, ragioniamo. Ho fatto bene due curve, una nel 2004 e una nel 2005. Ne mancano ancora 13, quindi se facessi tutti i DRE fino al 2017 forse le farei bene tutte. Ma non è detto. Poi dovrei imparare a farle tutte nella stessa giornata, e qui le cose si complicano. E infine nello stesso giro. Peggio che andar di notte. Fatti due calcoli, matematicamente, potrei riuscire a fare un giro fatto bene a Imola nel 2034, cioè verso i 77 anni. Matematicamente.

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