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"Non posso corazzarmi per andare a prendere un caffè!"

Le protezioni e l'abbigliamento tecnico per motociclisti sono un tema sempre al centro dell'attenzione. Qualcuno vorrebbe che diventassero un obbligo, altri che la decisione sul loro uso spettasse solo ad ogni singola persona. Un lettore ci scrive argomentando in favore di quest'ultima ipotesi. Non siamo d'accordo al 100% con lui, anche se...

diritti e doveri in tema di sicurezza

Diamo la parola ad un nostro lettore che ci ha scritto sul tema delle protezioni e dell'abbigliamento tecnico per motociclisti. Stefano dà la propria opinione sulle voci che circolano in merito ad una futura obbligatorietà delle protezioni (agli esami per la patente A1, A2 e A alcune lo sono già...) e difende a spada tratta il diritto a... decidere come vestirsi.

“Protezioni sì, ma in città col caldo…”

Caro direttore, vorrei dire la mia sul tema delle protezioni poco usate dai motociclisti. Sono certo che siano utilissime: anche io le uso ogni volta che devo fare chilometri. Però, da utente quotidiano della moto posso dire che non è possibile vivere in questo modo. Possiedo un impermeabile vagamente elegante della Tucano con protezioni, ma di più non posso fare in ambito urbano. D’estate con 45°C posso indossare solo una maglietta per fare pochi km in città o per andare al mare (ho la fortuna, come tutti i cagliaritani, d’averlo a 6 km da casa). Anzi, ci ho provato con una giacca estiva con protezioni e prese d’aria: il bagno - di sudore - l’ho fatto prima d’arrivare; carico poi di guanti, giacca e casco in spiaggia, con gli altri accessori per il mare, sembravo un albero di Natale. Insomma, non posso corazzarmi per andare a prendere un caffè o per un giro di compere. Non posso essere costretto a scegliere solo certi vestiti; non posso arrivare al lavoro grondante di sudore. Voglio almeno avere la libertà di scelta, senza obblighi; spero che così resti per sempre. Altrimenti la moto diventa una costrizione di cui fare a meno.
Stefano Anedda Endrich – email

obbligatorie no, incentivate sì

Caro Stefano, pensare che gli incidenti capitino solo a chi affronta lunghi viaggi, alte velocità, situazioni “estreme”, al di fuori della dimensione quotidiana è di molti motociclisti, soprattutto dei “nativi” della città. Capiamo che per chi si muove in ambito urbano, tutti i giorni, avendo come mete uffici, negozi, bar o, fortuna tua, la spiaggia, sia importante un abbigliamento da moto il più possibile confortevole e sobrio, infatti le aziende lavorano da anni a prodotti che non “spaventino” e rispondano alle richieste di funzionalità e stile: pensiamo all’evoluzione tecnica del jeans, alla fortuna delle giacche “estive”, ai giubbini che assecondano le mode e mimetizzano le protezioni. Ma non possiamo non pensare che sia un problema essenzialmente culturale: i figli di oggi, almeno quelli che vivono in famiglie attente alla sicurezza, vanno in bici col casco, si lanciano sulle piste da sci col paraschiena, vanno in moto “bardati”. L’ultima tendenza, a proposito di protezioni “da inserimento”, è quella di sostituire il materiale composito che abbiamo sempre trovato nelle tasche su spalle, gomiti e anche, con materiali sempre più leggeri, morbidi, “vivi”, che s’irrigidiscono solo all’impatto. Certo, il lavoro grosso, quello di far digerire il tema ostico della sicurezza al grande pubblico spetta alle aziende, a noi giornali di promuoverlo, a voi di crederci. Concordiamo comunque con te sul non obbligo delle protezioni: la Francia ha appena approvato una legge che dal prossimo 15 novembre impone di utilizzare sempre guanti omologati su ogni moto o scooter. Noi i guanti li indossiamo sempre (le mani sono piuttosto importanti e una banale scivolata le può rovinare), ma non crediamo che la strada dell’imposizione sia quella giusta. Meglio, molto meglio, sgravi fiscali per l’acquisto.
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