Caro Stefano, pensare che gli incidenti capitino solo a chi affronta lunghi viaggi, alte velocità, situazioni “estreme”, al di fuori della dimensione quotidiana è di molti motociclisti, soprattutto dei “nativi” della città. Capiamo che per chi si muove in ambito urbano, tutti i giorni, avendo come mete uffici, negozi, bar o, fortuna tua, la spiaggia, sia importante un abbigliamento da moto il più possibile confortevole e sobrio, infatti le aziende lavorano da anni a prodotti che non “spaventino” e rispondano alle richieste di funzionalità e stile: pensiamo all’evoluzione tecnica del jeans, alla fortuna delle giacche “estive”, ai giubbini che assecondano le mode e mimetizzano le protezioni. Ma non possiamo non pensare che sia un problema essenzialmente culturale: i figli di oggi, almeno quelli che vivono in famiglie attente alla sicurezza, vanno in bici col casco, si lanciano sulle piste da sci col paraschiena, vanno in moto “bardati”. L’ultima tendenza, a proposito di protezioni “da inserimento”, è quella di sostituire il materiale composito che abbiamo sempre trovato nelle tasche su spalle, gomiti e anche, con materiali sempre più leggeri, morbidi, “vivi”, che s’irrigidiscono solo all’impatto. Certo, il lavoro grosso, quello di far digerire il tema ostico della sicurezza al grande pubblico spetta alle aziende, a noi giornali di promuoverlo, a voi di crederci. Concordiamo comunque con te sul non obbligo delle protezioni: la Francia ha appena approvato una legge che dal prossimo 15 novembre
impone di utilizzare sempre guanti omologati su ogni moto o scooter. Noi i guanti li indossiamo sempre (le mani sono piuttosto importanti e una banale scivolata le può rovinare), ma non crediamo che la strada dell’imposizione sia quella giusta. Meglio, molto meglio,
sgravi fiscali per l’acquisto.