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A Sentul con moto assurde sulla pista della SBK

Un nostro lettore, in Indonesia per lavoro, riesce a girare sul più bel circuito locale. La cultura motoristica diversa dalla nostra dà però origine a un’esperienza inaspettata. Ecco il racconto di una giornata comunque memorabile

A sentul con moto assurde sulla pista della sbk

Pubblichiamo volentieri questo pezzo del nostro amico Gianfranco, perché parla di passione. Per la moto, ovviamente; la passione sua innanzitutto, che lo spinge a fare cose impensate pur di farsi un giro in una pista a suo modo mitica; poi la passione dei ragazzi indonesiani, che con quello che si ritrovano si divertono come matti, in un modo che forse noi abbiamo perso. L’intro finisce qui. Sfogliate la gallery e leggete il divertente e rivelatore racconto di Gianfranco.

 

PENSARE ALLA MOTO, SEMPRE E COMUNQUE

Ci sono momenti in cui sono contento del mio lavoro (field engineer, ovvero tecnico assistenza clienti). Mi piace viaggiare e affrontare sfide sempre diverse, ma passare quasi 9 mesi l'anno all'estero può risultare pesante, specie quando si ha qualcuno che aspetta a casa.

Ma stavolta è andata meglio del solito. Sono in Indonesia e la cosa positiva è che lavoro in un impianto a 5 minuti dall’autodromo internazionale di Sentul, con la doppia fortuna di avere a che fare con tecnico locale appassionato di moto. Da lì la decisione di andare a girare in pista appena il lavoro lo concederà. "Tranquillo, alle moto ci pensa un mio amico meccanico!". La frase dovrebbe rassicurarmi ma, visto il livello del parco circolante e le officine quantomeno improvvisate, non sono tranquillo. Anche l'aspetto sicurezza è affrontato in modo raffazzonato: girerò in tuta da lavoro con protezioni da rollerskate su gomiti e ginocchia, ma non rinuncio per questo a mettere le ruote in un posto simile. E poi, vuoi mettere quanto potrò vantarmi, dopo una simile esperienza?

 

CONTRADDIZIONI

Il circuito è un po'come quegli templi diroccati spersi nella jungla, popolati solo da scimmie, ragnatele e ricordi... Sentul è un impianto comunque ben fatto (l'asfalto è rinnovato per l'imminente arrivo della SBK: le derivate di serie ci hanno corso dal 1994 al 1997, ma torneranno dal 2014, anche se inizialmente si era detto 2013…) ma annegato tra  boscaglia selvaggia e strutture addirittura di fatiscente in alcune parti. Arriva il meccanico su una scassatissima jeep: "Le moto sono dietro, nel bagagliaio" mi dice il mio collega entusiasta; per lui è la prima volta in pista e confesso di sentirmi un po' colpevole per avere caricato la sua euforia coi miei racconti di pilota d'esperienza (mica lo sa che sono solo un amatore, e piuttosto fermo...).

 

PROPRIO UN ALTRO MONDO

Le moto sono una vecchia Kawasaki Ninja 150, qui considerata un mezzo da sparo per veri uomini, e un Honda Nova Dash 125, oggettino interessante molto diffuso in estremo oriente: somiglia al mitico Malaguti Fifty con una ciclistica migliore e con un motore derivato da quello della NSR125: 25 CV per meno di 100 kg. A differenza dei classici “tuboni”, il telaio è un pregevole doppio trave in acciaio con motore appeso, garanzia di una certa resa ciclistica. Gli stretti cerchi a raggi originali sono sostituiti con quelli in lega della NSR150, con conseguente incremento della rigidità e della sezione delle gomme. I semimanubri sono strettii e chiusi al limite dell'inutilizzabiltà. Qui usa così. I freni a disco sono piccoli ma la moto pesa poco…

La Ninja si presenta invece come una moto "vera", con telaio a doppio trave e ruspante motore a 2 tempi con ammissione lamellare e valvola allo scarico KIPS, oltre alla grintosa espansione e al carburatore “generoso”. Può correre niente male, ma l’età e la matrice ipereconomica si vedono: due smilzi cerchi a raggi calzano gomme che… la mia bici le ha più larghe!

 

AH SE AVESSI UNA MOTO VERA…

Si comincia: un'ora per le moto e un'ora per le auto. Mentre un branco di preparatissime BMW Serie 3 gommano il tracciato, io faccio pratica nell'immenso paddock. Non ho mai amato i 2T, ma questi prendono i giri vispi e allegri, accelerando con discreta prontezza. Il Nova è un mezzo piuttosto solido, pur nei limiti di quote ciclistiche ultramaneggevoli, mentre sono spiazzato dall'incredibile inconsistenza della Ninja: ha una maneggevolezza sconcertante che mi costringe a riparametrarmi pesantemente. Mi ricorda un Ciao, solo che qui ci sono quasi 30 CV in più.

Il tracciato non è particolarmente tecnico ma bello (qui la mappa) e scorrevole: dopo una prima esse veloce da fare quasi in pieno coi nostri bolidi c'è un ferro di cavallo più insidioso del previsto, bisogna studiare la traiettoria per l'uscita perché poi c'è un lungo rettilineo con leggera curva sinistrorsa dove è indispensabile guadagnare più km/h possibile. Alla fine del rettilineo c'è la staccata più impegnativa, perché precede la esse più stretta: bisogna ritardare al massimo per stare stretti al primo cordolo altrimenti finiamo dritti nel prato in uscita. Un altro breve rettilineo, una gustosa esse più veloce e poi il secondo ferro di cavallo, più aperto del primo, che immette sul rettilineo del traguardo. Mi sarei potuto divertire un sacco con una moto tipo la mia CBR1100XX. Ma qui le "moto sono tutt'altra cosa.

 

GUIDA D’ALTRI TEMPI

Entro col Ninja. Sul dritto è facile, dai gas e la moto arriva in fretta a circa 150 km/h effettivi; alla prima curva, molto aperta, noto solo dei fisiologici ondeggiamenti, ma già al ferro di cavallo la sento sgusciare via davanti nervosa: la tenuta e la solidità dell'avantreno sono inesistenti. Bisogna scordarsi gli ingressi pinzati, che qui equivalgono a una facciata sull'asfalto assicurata. Vecchia scuola: frenata dolce, inserimento morbido, percorrenza sulle uova e apertura progressiva col motore in tiro. A proposito: avevo scordato quanto fossero "laboriosi" i 2T. Devi scegliere il rapporto corretto per avere i giri giusti in percorrenza e in uscita altrimenti ti pianti in mezzo alla curva, e devi cambiare come un chirurgo per tenere il motore sempre in coppia. Dopo questa esperienza, continuo a non amare i 2T, ma il mio rispetto per chi ci correva è cresciuto a dismisura.

Lascio la potente ma traballante Ninja per il frizzante Dash Nova 125. Il motore spinge quasi come il 150 Kawasaki, ma la differenza di coppia in basso è evidente; qui si guida sempre e soltanto a manetta e guai a perdere velocità perché non la si riprende più. In compenso la stabilità e la precisione direzionale sono più che discrete: riesco a svoltare stretto alla corda come mai mi era capitato in quasi 20 anni di pista. Le velocità di percorrenza sono alte, tanto che uso solo le marce dalla quarta alla sesta. Giro dopo giro oso sempre di più in inserimento, nelle esse la Honda è una saetta e riesco a guadagnare metri alle ben più prestanti Ninja 250 che mi sfrecciano accanto in rettilineo.

 

MAXI? ANCHE NO

Sì, perché la Ninja 250 qui è come fosse una Panigale nuova di pacca, ed il fiorentissimo mercato dell'afetrmarket permette di creare delle special ultraraffinate. Ho visto Ninjette con strumentazioni full-digital, piastre di sterzo in ergal, pompe radiali e pinze Triple Bridge, forcelloni "special", Akrapovic completi ecc: passione non si misura in cc. E come filano! Uno dei ragazzi, onorato di girare con un "vittorioso pilota italiano" (ho esagerato con gli aneddoti?) ha insistito per farmi provare la sua preparatissima Kawa. Grande allungo, ciclistica sincera, solida ma anche maneggevole come una 250 deve essere, infine frenata incredibile: numeri notevoli tra i cordoli. A che servono le maxi? Con uno di questi giocattoli sistemati a dovere e una pista da motard, il sorriso è assicurato anche al più viziato dei pistaioli europei.

 

A proposito: sapete quanto abbiamo speso? L'equivalente di 58 euro per un giorno intero per due persone…

 

Gianfranco “Dr. Ergal” Tripodo

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